Nessun accordo in favore delle balene. Nella città marocchina di Agadir, dove si è riunita in questi giorni l’International Whailing Commission (IWC), i rappresentanti dei Paesi di tutto il mondo hanno parlato del futuro delle balene, che oggi rischiano l’estinzione a causa della caccia sregolata e diffusa in alcuni Paesi, come il Giappone e l’Islanda.
Nessun accordo in favore delle balene. Nella città marocchina di Agadir, dove si è riunita in questi giorni l’International Whailing Commission (IWC), i rappresentanti dei Paesi di tutto il mondo hanno parlato del futuro delle balene, che oggi rischiano l’estinzione a causa della caccia sregolata e diffusa in alcuni Paesi, come il Giappone e l’Islanda.
Di fatto, l’incontro si è concluso con la conferma della moratoria sulla caccia ai cetacei, che è in vigore già dal 1896, senza spuntare nuovi accordi o impegni dalle nazioni incriminate.
La Commissione Baleniera Internazionale ha infatti fallito nel tentativo di trovare un punto di incontro tra i Paesi favorevoli alla caccia e quelli contrari. Sul fronte anti-caccia Stati Uniti e Brasile hanno infatti evidenziato “l’incapacità di passare a un nuovo paradigma” e la “mancanza di maturità politica”, mentre sul fronte opposto, quello favorevole al massacro e al consumo dei cetacei – il Giappone ritiene che “non vi sia in vista alcuna prospettiva di accordo“.
Da una parte, il Giappone offriva di dimezzare il numero di balene cacciate nell’emisfero australe, di fermare la concessione di nuove licenze per la caccia, lasciando che alcuni organismi di controllo monitorassero la situazione. Dal lato opposto invece, i Paesi contrari “vogliono solo la fine della caccia nell’Antartico, il che non è realistico“, ha fatto sapere Glenn Inwood, a capo della delegazione nipponica.
Il risultato? Nulla di nuovo. Ma – a quanto pare – poteva andare anche peggio.
Durante il vertice infatti si parlava addirittura dell’ipotesi di votare a favore della liberalizzazione della caccia alle balene, peggiorando così una situazione già di per se drammatica. Sotto questo aspetto quindi, le associazioni ambientaliste e i sostenitori dei cetacei hanno ottenuto una piccola vittoria.
A commentarla è intervenuta Ilaria Ferri, direttore scientifico e responsabile campagne internazionali di Enpa: ”Il movimento internazionale contro la caccia alle balene ha vinto grazie a una straordinaria mobilitazione – ha detto – I soldi sporchi di sangue di innocenti animali non potranno mai comprare l’esercito di cittadini del pianeta che vogliono difendere le balene e veder riconosciuti i loro diritti. Ora è necessario fermare anche la caccia a scopi scientifici, un pretesto dietro cui si nasconde una caccia comunque a scopi commerciali‘”.
Di fatto, però, dopo il fallimento di Agadir, Giappone, Norvegia e Islanda possono continuare a cacciare nascondendosi dietro la maschera di improbabili e inesistenti studi scientifici, poiché la moratoria del 1986 ne impedisce la liberalizzazione.
Verdiana Amorosi