Boom di epidemie virali fra i coralli a causa del caldo: la conferma in uno studio rivoluzionario

Il riscaldamento globale è deleterio per le barriere coralline: per la prima volta uno studio ha messo nero su bianco il legame fra la diffusione delle epidemie virali che colpiscono i coralli e le ondate di calore

Che il riscaldamento delle acque oceaniche non faccia bene ai coralli era già cosa nota. Diversi studi hanno confermato come le ondate di calore siano nocive per questi organismi marini, contribuendo all’inquietante processo di sbiancamento. Ma adesso una nuova ricerca per la prima volta ha dimostrato che i cambiamenti climatici rendono più resistenti i virus che li attaccano, esponendoli così al rischio di epidemie.

Nello specifico a mettere a rischio i coralli sono i dinoRNAV, virus a RNA a filamento singolo, che infettano le alghe simbiotiche che vivono al loro interno. Sono proprio queste alghe simbiotiche – il cui nome scientifico è Zooxanthellae – conferiscono infatti il caratteristico colore alle barriere coralline.

Leggi anche: Se le temperature continuano a salire, lo sbiancamento dei coralli distruggerà tutti i reef del Pianeta

I dettagli della ricerca condotta nell’Oceano Pacifico

Nel corso della ricerca durata tre anni – portata avanti nella Moorea Coral Reef della Polinesia francese – gli studiosi dell’Università americana di Rice (con sede a Houston) hanno trovato delle prove che suggeriscono che le infezioni virali che colpiscono le alghe simbiotiche sono responsabili della malattia della Stony Coral Tissue Loss Disease (SCTLD), una malattia che ha decimato le colonie di coralli della Florida e dei Caraibi.

Durante il monitoraggio sono stati prelevati i campioni di 54 colonie di coralli tra agosto 2018 e ottobre 2020. In quel lasso temporale le temperature dell’acqua più calde sono state registrate nel marzo del 2019.

Durante un’immersione subacquea (nelle acque dell’isola di Moorea nel Pacifico) finalizzata alla raccolta di campioni la dottoressa Lauren Howe-Kerr, specializzata in ecologia marina e co-autrice dello studio, si è trovata di fronte ad uno scenario spaventoso: la barriera corallina era di un bianco spettrale a seguito dell’espulsione di massa delle alghe simbiotiche fotosintetizzanti che danno ai coralli la particolare colorazione.

studio virus coralli

@Rice University

“Il nostro lavoro fornisce la prima prova empirica che l’esposizione della barriera corallina a temperature elevate innesca infezioni da dinoRNAV all’interno delle colonie di coralli e abbiamo dimostrato che tali infezioni si intensificano in colonie di coralli malsane” spiega la ricercatrice Howe-Kerr, co-autrice dello studio pubblicato su Nature.

“Abbiamo rilevato infezioni da dinoRNAV in oltre il 90% delle colonie campionate nei tre anni. E la composizione e la diversità dei virus che abbiamo trovato in quelle infezioni differivano in base alle zone della barriera corallina. Ciò indica che le condizioni ambientali giocano un ruolo nella dinamica di questi focolai” aggiunge l’esperta.

virus coralli

@Rice University

Mortalità parziale per il 50% dei coralli analizzati

Il 50% dei coralli presi a campione ha subito una mortalità parziale. I più colpiti sono stati i reef di fronte all’oceano, la cui probabilità di subire una mortalità parziale rispetto ai coralli nelle barriere coralline interne era triplicata. Gli studiosi sottolineano che è stata rilevata un’ampia varietà di virus a RNA nelle colonie stressate dal calore nel 2019. Ciò suggerisce che il caldo abbia aumentato la produzione virale.

E alla luce dell’aumento allarmante delle temperature oceaniche avvenuto negli ultimi tempi, sopravvivere per i coralli diventerà sempre più difficile.

Probabilmente la produttività virale aumenterà man mano che le temperature degli oceani continueranno a salire – mette in guardia la biologa marina Adrienne Correa, co-autrice dello studio – È importante imparare il più possibile sulle interazioni ospite-virus, perché hanno il potenziale per alterare la simbiosi fondamentale che è alla base degli ecosistemi della barriera corallina.

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Fonti: University of Rice/Nature

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