Il mondo dei vertebrati è in forte pericolo, perché un quinto delle specie totale esistenti rischiano l’estinzione. Ma la situazione sarebbe anche peggiore se non ci fossero tutti quei programmi internazionali che puntano alla conservazione e alla salvaguardia della biodiversità. Lo ha reso noto uno studio dettagliatissimo sul tema dei vertebrati e della biodiversità, (il più grande e approfondito che sia mai stato fatto) che è stato illustrato durante la Cop10, la X° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità delle Nazioni Unite (CBD), nella città giapponese di Nagoya.
Il mondo dei vertebrati è in forte pericolo, perché un quinto delle . Ma la situazione sarebbe anche peggiore se non ci fossero tutti quei programmi internazionali che puntano alla conservazione e alla salvaguardia della biodiversità. Lo ha reso noto uno studio dettagliatissimo sul tema dei vertebrati e della biodiversità, (il più grande e approfondito che sia mai stato fatto) che è stato illustrato durante la Cop10, la X° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità delle Nazioni Unite (CBD), nella città giapponese di Nagoya.
Lo studio – che è stato pubblicato anche sulla nota rivista scientifica Science – ha analizzato nel dettaglio il mondo dei vertebrati e studiato le 25.000 specie che si trovano nel Libro Rosso delle specie in pericolo dello IUCN. Secondo quanto riportato nel libro infatti, ben 50 specie di mammiferi, uccelli e anfibi si trovano in una condizione di pericolo, perché vicine all’estinzione.
La causa? L’estensione dei campi agricoli coltivati, la deforestazione, la cementificazione del territorio e la presenza di specie originariamente alloctone.
“La conservazione della biodiversità è una sfida che intimidisce e che richiede una solida base di informazioni scientifiche e un chiaro quadro teorico: la Red List Partnership, di cui fa parte la nostra Università – ha detto Luigi Boitani, dell’Università ‘Sapienza’ di Roma, che ha partecipato allo studio – è una combinazione unica di centri di eccellenza che condividono la responsabilità dell’avanzamento della scienza della valutazione della biodiversità di mantenere aggiornate le informazioni sulle tendenze della biodiversità. L’espansione della copertura della specie e del monitoraggio della loro situazione nel tempo è un intervento che non è più possibile rimandare.”
Intanto – proprio in occasione dell’incontro a Nagoya – l’Italia ha annunciato un budget di 100 milioni di dollari per sostenere la partnership internazionale contro il processo di deforestazione nei Paesi meno abbienti.
“Il governo italiano – ha detto il ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo intervenuta alla conferenza in Giappone – dimostra così di voler contribuire concretamente all’immediata attuazione delle azioni “fast-start” decise al vertice di Copenaghen contro i cambiamenti climatici. La protezione delle foreste deve essere una priorità della comunità internazionale dal momento che la deforestazione è ritenuta la causa di circa il 20% delle emissioni mondiali di gas effetto serra responsabili del surriscaldamento del pianeta. La partnership è lo strumento giusto per perseguire questi obiettivi. Non a caso – ha aggiunto il Ministro – dalla sua istituzione, lo scorso maggio, sono stati fatti numerosi progressi in termini di qualità delle scelte assunte, ad esempio, riconoscendo finalmente l’importanza nella lotta alla deforestazione di un coinvolgimento attivo delle popolazioni indigene che dalle foreste stesse traggono i propri mezzi di sostentamento”.
Leggi tutti i nostri articoli sulla Conferenza ONU sulla biodiversità a Nagoya