Il Kenya ha bruciato la più grande riserva d’avorio del mondo. Le zanne provenienti da più di 600 elefanti uccisi illegalmente sono state date alle fiamme nel parco nazionale di Nairobi per attirare l’attenzione sulla crisi del bracconaggio. Il traffico illegale di avorio è legato al terrorismo e serve a finanziare le armi.
Il Kenya ha bruciato la più grande riserva d’avorio del mondo. Le zanne provenienti da più di 600 elefanti uccisi illegalmente sono state date alle fiamme nel parco nazionale di Nairobi per attirare l’attenzione sulla crisi del bracconaggio. Il traffico illegale di avorio è legato al terrorismo e serve a finanziare le armi.
Si è trattato del più grande rogo di avorio nella storia della lotta contro il bracconaggio. L’evento si è svolto sabato 30 aprile ed ha ricevuto il supporto di diverse organizzazioni tra cui l’Africa Wildlife Foundation, Stop Ivory e Save The Elephants.
La cerimonia è avvenuta alla presenza del presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, che si impegnerà per la totale messa al bando del commercio di avorio, una pratica che nel corso del tempo ha portato all’ingiusta uccisione di migliaia di elefanti con il solo scopo di accumulare profitti.
Purtroppo il futuro degli elefanti e dei rinoceronti in Africa è tutt’altro che al sicuro. Le 11 pire preparate per il rogo comprendevano non solo 105 tonnellate di avorio proveniente dalle zanne d’elefante ma anche 1,5 tonnellate di corni di rinoceronte.
Dal 2008 al 2013, secondo la Born Free Foundation, sono stati uccisi da 30 mila a 50 mila elefanti ogni anno in Africa, dove il tasso delle uccisioni ha superato quello delle nascite. Dopo il rogo in Kenya ora sarebbero rimaste soltanto 20 tonnellate di avorio, che si trovano ancora coinvolte in un processo legale.
Il Kenya decise di bruciare l’avorio per la prima volta nel 1989, sotto il presidente Daniel Arap Mi, come segno della propria volontà di proteggere con determinazione la popolazione degli elefanti rimasti nel Paese. Nei 15 anni precedenti la presenza degli elefanti era calata del 90%, da 168 mila a 15 mila esemplari.
Ora i presidenti di Kenya, Gabon, Uganda e Botswana si incontreranno per discutere come prevenire l’uccisione illegale degli elefanti per il commercio di avorio. Se ne parlerà in occasione della prossima Convenzione sul commercio illegale delle specie in pericolo (CITES) che si svolgerà a Johannesburg a settembre 2016.
Marta Albè
Fonte foto: The Guardian
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