Scopri l'Aro titano, il fiore cadavere più grande e puzzolente del mondo, ora a rischio di estinzione. Molte solo le sfide e i piani di conservazione elaborate da parte degli scienziati per salvare questa specie unica dalla scomparsa.
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Non tutti i fiori sono profumati. L’Amorphophallus titanum, conosciuto anche come aro titano, è il fiore più grande del mondo e non profuma per niente, anzi, puzza. Nei paesi anglosassoni è noto con il nome di “corpse flower” poiché, a detta di chi ha potuto annusarlo, il suo odore sgradevole ricorda quello della materia organica in decomposizione (il termine “corpse” significa cadavere).
La pianta dell’aro titano presenta la più grande infiorescenza del mondo vegetale. Il fiore più grande e puzzolente del mondo è originario dell’isola di Sumatra, nell’arcipelago indonesiano.
Ogni volta che sboccia un “fiore cadavere” nel mondo, attira migliaia di visitatori e monopolizza le prime pagine dei giornali. Con le sue dimensioni imponenti, la rapida crescita e il suo odore terribile di carne marcio, l’Aro titano o Amorphophallus titanum (nota anche come “pene gigante deformato”), appartenente alla famiglia delle Araceae e endemica dell’isola di Sumatra, è un vero e proprio spettacolo atteso e desiderato.
Ogni quanto fiorisce l’Aro Titano?
Per la sua fioritura, l’Aro Titano richiede pazienza, con una media di 5-6 anni di attesa. Tuttavia, la cura dedicata a questa pianta è ricompensata da uno spettacolo paradisiaco, sebbene breve a causa della sua natura effimera (la fioritura dura da un minimo di 72 ore a una settimana al massimo). Il fiore può raggiungere i 3 metri di altezza e il suo odore putrido può essere avvertito a distanza. La pianta può raggiungere un peso fino a 75 chili ed è stata scoperta nel 1878 dall’esploratore e botanico fiorentino Odoardo Beccari, che portò i tuberi e i semi dell’Amorphophallus Titanum nel Giardino Botanico di Firenze, dove divenne direttore. Sebbene i tuberi non sopravvissero, i semi germogliati vennero distribuiti in vari giardini botanici nel mondo. La prima fioritura documentata avvenne ai Kew Gardens nel 1889.
L’insolito fiore viene coltivato a partire da un tubero, che è parte dell’alimentazione delle popolazioni indonesiane. Dallo stesso tubero si estrae una particolare fibra vegetale, utilizzata a livello erboristico per ottenere rimedi naturali contro l’obesità. La fioritura dell’aro titano è sempre molto attesa, ma non avviene ogni anno.
Ecco perché presso il giardino botanico di Brooklin, dove è presente un’esemplare del fiore cadavere, è stata posizionata una web cam che riprende ogni 30 secondi il fiore gigantesco, per seguirne lo sviluppo. Una delle fioriture più spettacolari avvenne nel 2002, all’interno dei Royal Botanic Gardens di Richmond upon Thames, a pochi chilometri da Londra.
La fioritura dell’aro titano ha attirato centinaia di turisti in Belgio, a Bruxelles. I curiosi attendono in fila di poter ammirare per alcuni attimi questo fiore dall’odore sgradevole. Per l’occasione, il giardino botanico nazionale che lo ospita ha deciso di prolungare la propria apertura dall’alba al tramonto. Il fiore emana il caratteristico odore sgradevole a partire dalla sua porzione più imponente, che dal centro della corolla si erge verso il cielo sovrastando i visitatori.
Nel 2021 è sbocciato in California.
Una folla di circa mille persone ha affollato una stazione di servizio abbandonata nell’area della Baia di San Francisco per ammirare una pianta insolita, l’Aro Titan (Amorphophallus Titanum), ma soprattutto per annusare la sua “particolare” fragranza. Questo gigante floreale, oltre ad essere il più grande al mondo, emana un odore talmente sgradevole – paragonabile alla carne putrefatta – da guadagnarsi l’appellativo di “fiore cadavere”.
Perché l’Aro Titano rischia l’estinzione
La situazione dei coleotteri impollinatori, in particolare dell’aro titano, nelle foreste di Sumatra è estremamente preoccupante. Sebbene gli insetti impollinatori siano ancora presenti, la loro sopravvivenza è minacciata dalla continua deforestazione che sta riducendo drasticamente l’habitat disponibile per loro. Questo è riflesso nella classificazione “Endangered” assegnata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) all’aro titano, indicando che la specie è a rischio di estinzione.
Negli ultimi 150 anni, si stima che il numero di esemplari di aro titano sia diminuito di oltre il 50%, con meno di mille esemplari adulti rimasti in tutta Sumatra. La deforestazione, alimentata dall’industria del legname e della carta, nonché dalla conversione delle foreste in piantagioni di palma da olio, ha contribuito in modo significativo alla perdita dell’habitat di questa specie. Tra il 1990 e il 2010, l’habitat dell’aro titano è diminuito del 47%, mettendo ulteriormente a rischio la sua sopravvivenza.
È essenziale adottare misure efficaci per proteggere le foreste rimanenti e per gestire in modo sostenibile le attività umane che minacciano gli habitat degli insetti impollinatori. Questo potrebbe includere politiche di conservazione più rigorose, la promozione di pratiche agricole sostenibili e la sensibilizzazione pubblica sull’importanza della conservazione della biodiversità. Solo attraverso sforzi concertati e un impegno globale è possibile sperare di salvaguardare le specie come l’aro titano e preservare l’equilibrio degli ecosistemi in cui esse svolgono un ruolo fondamentale.
Qual è il piano per salvare l’Aro Titano
Il piano per salvare l’aro titano si basa su un’approccio collaborativo tra orti botanici di tutto il mondo. Data la sfida complessa e difficile nel rallentare o fermare la deforestazione di Sumatra, che dipende principalmente dalle iniziative delle autorità locali, gli scienziati stanno cercando alternative per preservare questa specie minacciata.
La collaborazione tra orti botanici offre un’opportunità preziosa per proteggere l’aro titano. Questi orti botanici possono svolgere un ruolo cruciale nella conservazione delle piante minacciate, comprese quelle come l’aro titano, attraverso la coltivazione e la propagazione in ambienti controllati. Questo approccio può aiutare a mantenere popolazioni di aro titano in sicurezza al di fuori del loro habitat naturale, offrendo una sorta di “rete di sicurezza” in caso di estinzione in natura.
Inoltre, la collaborazione tra orti botanici consente lo scambio di conoscenze, risorse genetiche e tecniche di coltivazione, contribuendo a migliorare le capacità di conservazione e la diversità genetica delle piante minacciate come l’aro titano. Questo sforzo congiunto può aumentare le possibilità di successo nel preservare la specie per le generazioni future.
La protezione dell’aro titano attraverso la collaborazione tra orti botanici rappresenta un approccio complementare alla conservazione in situ e può fornire una strategia efficace per garantire la sopravvivenza di questa specie preziosa.
Attualmente, ci sono circa 500 esemplari di aro titano coltivati in questi orti botanici, rappresentando circa la metà di quelli rimasti in natura. Tuttavia, questa situazione non offre un grande conforto agli scienziati che si preoccupano della conservazione della specie, poiché la maggior parte di questi esemplari sono strettamente imparentati tra loro.
La limitata diversità genetica degli ari titani coltivati negli orti botanici è un problema critico. Si stima che tutti gli ari titani coltivati dall’uomo derivino da soli 20 individui originariamente raccolti in natura. Questa scarsa diversità genetica rende la specie più vulnerabile alle malattie e meno adattabile ai cambiamenti ambientali, come quelli causati dai mutamenti climatici. La consanguineità tra gli individui può portare a una diminuzione della fitness biologica e alla perdita di adattabilità genetica, mettendo ulteriormente a rischio la sopravvivenza della specie. Per affrontare questa sfida, gli scienziati stanno cercando di diversificare la base genetica degli ari titani coltivati attraverso strategie come l’incrocio selettivo con individui provenienti da linee genetiche diverse.
Inoltre, si stanno sviluppando programmi di reintroduzione degli ari titani coltivati in habitat naturali protetti, con l’obiettivo di rafforzare le popolazioni selvatiche esistenti e contribuire alla conservazione a lungo termine della specie. La collaborazione tra orti botanici è quindi essenziale per preservare geneticamente diversificata questa specie minacciata e assicurare la sua sopravvivenza nel futuro.