Crostaceo sconosciuto identificato nell'oceano Atlantico. Finora si credeva che esistesse solamente una specie di questo tipo in queste acque. Gli studiosi si sono piacevolmente ricreduti dopo due campagne di ricerca nei Caraibi
Nelle acque profonde a largo delle Bahamas una nuova specie marina è stata descritta grazie a numerose indagini. Si tratta di un isopode, un piccolo crostaceo Booralana ed è il secondo di questo genere identificato nell’Atlantico del Nord.
A darne notizia un nuovo studio scientifico apparso di recente sulla rivista Zootaxa. Un team internazionale di biologi marini ha scoperto questo crostaceo durante le spedizioni dell’aprile 2014 e del febbraio 2019 in collaborazione con OceanX e con il Cape Eleuthera Institute.
La nuova specie è stata ribattezzata Booralana nickorum, misura tra i 55 e i 75 mm , ha occhi grandi e un corpo che appare trasparente al punto da poter quasi vedere la sua struttura interna.
Il crostaceo è stato trovato a una profondità compresa tra i 540 e i 560 metri grazie a una luce da pesca a LED multicolore che fungeva da elemento bioluminescente. La luce ha attirato le creature marine permettendo agli scienziati di studiarle.
A #NewSpecies of deep-sea Booralana Bruce, 1986 (#Crustacea: Isopoda: Cirolanidae) from The Bahamas, Western North Atlantic https://t.co/TFl6Hiotip #Taxonomy pic.twitter.com/KFhjWrrfVV
— Zootaxa updates (@Zootaxa) January 12, 2024
Gli esami condotti hanno confermato trattarsi di una nuova specie di Booralana, distinguibile dalle altre in base alla “coda”. Prima della scoperta si credeva che un’unica specie di Booralana vivesse nell’oceano Atlantico nordoccidentale, ma non è così.
Questo lavoro evidenzia la diversità criptica di questo gruppo e sottolinea quanto poco sappiamo degli ecosistemi delle profondità marine alle Bahamas” ha commentato Oliver Shipley, autore principale dello studio.
Sebbene questo crostaceo sia stato individuato solamente adesso, gli studiosi sono sicuri che sia presente nel suo habitat marino da milioni di anni. Gli isopodi si sono evoluti infatti più di 300 milioni di anni fa.
Queste creature sono distribuite nei principali ecosistemi, dove svolgono un ruolo chiave in qualità di “spazzini” dell’ambiente perché decompongono gli organismi vegetali e animali e contribuiscono al ciclo del carbonio.
Lo studio consente di conoscere più a fondo la biodiversità di queste aree considerate ancora vergini e valutare accuratamente l’impatto delle attività antropiche nella regione.
I Caraibi ospitano molti ecosistemi di acque profonde che potrebbero essere considerati incontaminati, per lo più nascosti allo sfruttamento antropico, come la pesca in acque profonde e l’estrazione mineraria. Pertanto, forniscono una base da cui confrontare gli effetti dello sfruttamento che si verificano nelle regioni meno incontaminate. Tuttavia, questi sistemi non sono immuni dai crescenti impatti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, quindi è fondamentale comprendere l’intera portata della biodiversità supportata da questi ambienti di acque profonde” ha concluso Shipley.
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Fonte: Zootaxa
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