Amazzonia viva: il report del WWF sulla biodiversità della più grande foresta del mondo

Proprio mentre a Nagoya, in Giappone, si sta svolgendo la Xa Conferenza delle parti sulla Convenzione per la Biodiversità (Cop-10), il WWF pubblica il report Amazzonia Viva, un documento che dimostra ancora una volta l'enorme biodiversità della prima foresta del mondo: l'Amazzonia. Basti pensare che il bioma analizzato – e cioé l'area coperta prevalentemente da dense foreste umide tropicali – si estende su una superficie di 6,7 milioni di Km2! In quest'area, grande 22 volte l'Italia, il report rivela che dal 1999 al 2009 sono state scoperte circa 1200 nuove specie tra piante e animali vertebrati. In pratica, una ogni 3 giorni.

Proprio mentre a Nagoya, in Giappone, si sta svolgendo la Xa Conferenza delle parti sulla Convenzione per la Biodiversità (Cop-10), il WWF pubblica il report Amazzonia Viva, un documento che dimostra ancora una volta l’enorme biodiversità della prima foresta del mondo: l‘Amazzonia. Basti pensare che il bioma analizzato – e cioé l’area coperta prevalentemente da dense foreste umide tropicali – si estende su una superficie di 6,7 milioni di Km2! In quest’area, grande 22 volte l’Italia, il report rivela che dal 1999 al 2009 sono state scoperte circa 1200 nuove specie tra piante e animali vertebrati. In pratica, una ogni 3 giorni.

Una ricchezza straordinaria, che comprende animali strani e curiosi come la Ranitorneya amazonica, una rana con un’incredibile fiammata di colori sulla testa; o come il Phreatobius dracunculus, un pescegatto di colore rosso brillante, che vive prevalentemente nelle acque sotterranee (ed è per questo cieco); o ancora come la Mico acariensis, una simpatica scimmietta scoperta nel 2000. Nello specifico, sono ben 637 le nuove specie di piante classificate, 257 quelle di pesci, 216 gli anfibi, 55 i rettili e 39 i mammiferi.

A fronte di tutto questo però, il report evidenzia anche i numerosi pericoli che continuano a minacciare, oggi più che mai, la foresta amazzonica:

  • Attività zootecniche non sostenibili;

  • Agricoltura non sostenibile legata all’aumento della domanda di carne, soia e biocombustibili;

  • Incremento delle infrastrutture (strade, vie d’acqua, linee elettriche, ecc…);

  • Attività minerarie;

  • Nuovi insediamenti;

  • Commercio delle specie di flora e fauna selvatiche;

  • Incendi, naturali e innescati dall’uomo;

  • Estrazione di petrolio e gas;

  • cambiamenti climatici

E nonostante i parchi naturali che sono stati istituiti grazie al contributo dello stesso WWF nel corso degli ultimi 40 anni, il 17% di quella che era l’antica foresta vergine è già andato perduto. Per sempre. Ma i progetti in ballo sono ancora tanti. A partire dalla “Soia Responsabile”, che dal prossimo anno sarà possibile acquistare con certificazione RTRS. O come l’analoga iniziativa con il settore della produzione della carne bovina, per tentare di avviare un sistema sostenibile per la produzione delle carni di manzo (un interlocutore tra tutti sarà il gigante Mc Donald’s).

La posta in gioco è altissima, conclude il report. Sono 2,7 milioni le persone che dipendono direttamente dalla foresta, più altre 27,3 milioni quelle che vivono nella vasta regione intorno, suddivisa tra nove diversi sistemi politici nazionali (Bolivia, Brasile, Ecuador, Colombia, Guyana francese, Guayana, Suriname, Venezuela e Perù). Ma è tutto il mondo a dipendere da questo incredibile ecosistema. Se la riconversione dei terreni e la deforestazione comportano un rilascio attuale di 0,5 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, infatti, si calcola che tra 90 e 140 siano i miliardi di tonnellate di carbonio “imprigionati” in Amazzonia. Il rilascio di una sola parte di questa immensa riserva sarabbe fatale per tutti, compresi i petrolieri, gli affaristi, i trafficanti, le criminalità organizzate e quanti, come loro, continuano ad arricchirsi ai danni del più grande polmone verde del mondo.

Roberto Zambon

Scarica il Rapporto in pdf Amazonia Alive

 

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