I più maestosi alberi secolari del mondo rischiano di scomparire e di privare gli animali selvatici e i volatili che popolano le zone incontaminate di cui essi sono parte del loro habitat naturale. E’ l’ultimo allarme lanciato da parte degli scienziati riguardo al percorso lungo la morte che molti antichi alberi stanno già purtroppo affrontando.
I più maestosi alberi secolari del mondo rischiano di scomparire e di privare gli animali selvatici e i volatili che popolano le zone incontaminate di cui essi sono parte del loro habitat naturale. È l’ultimo allarme lanciato da parte degli scienziati riguardo al percorso lungo la morte che molti antichi alberi stanno già purtroppo affrontando.
Le ricerche più recenti condotte nelle università di Australia e Stati Uniti e pubblicate sulla rivista Science, parlano di come gli ecosistemi in tutto il mondo siano a rischio di perdere i maestosi e secolari alberi che li caratterizzano, se non verranno poste in essere opportune azioni per la loro protezione.
Si tratta di un problema che tocca da vicino l’intero pianeta e che riguarda foreste situate in tutto il mondo, come ha spiegato David Lindenmayer, della Australian National University, dopo aver condotto un importante studio sull’argomento. Così come alcuni dei grandi animali, come elefanti tigri e cetacei, appaiono destinati alla scomparsa, anche i più imponenti alberi appaiono purtroppo sottoposti alla medesima sorte, come ha sottolineato l’esperto.
Gli studi sono stati condotti da parte di Lindenmayer in collaborazione con i colleghi della James Cook University, in Australia, e della Washington University, negli Stati Uniti, dopo aver esaminato una serie di dati relativi alle foreste svedesi e risalenti al 1860. Essi hanno in seguito evidenziato la scomparsa di grandi alberi centenari ad ogni latitudine, in Europa, Asia, Africa, Nord America, Sud America e Australia.
Tra gli alberi maggiormente a rischio vi sono i baobab della Tanzania, i pini in America, le sequoie della California e i sorbi australiani (Sorbus aucuparia). Gli studi condotti mostrano come la mortalità degli alberi secolari si sia accresciuta dal punto di vista della rapidità, al di fuori dei periodi particolarmente caratterizzati da incendi all’interno di boschi e foreste.
La scomparsa dei grandi alberi è stata imputata principalmente ai cambiamenti climatici, ai rapidi aumenti delle temperature, causa di siccità, al disboscamento dovuto all’approvvigionamento di legname e alla ricerca di nuovi terreni da coltivare (seppur essi, come nel caso della foresta amazzonica, si rivelino poco dopo inadatti all’agricoltura).
Sono le attività umane, dunque, le maggiori responsabili della scomparsa di alberi che possono essere considerati come i più grandi organismi viventi presenti sul nostro pianeta e parte di foreste che giocano un ruolo chiave per gli ecosistemi di tutto il mondo. I grandi alberi forniscono riparo e spazio per nidificare ad almeno il 30% dei volatili e degli animali presenti in alcuni ecosistemi terrestri.
Inoltre gli alberi rimettono in circolo i nutrienti del suolo e influenzano lo scorrimento delle acque meteoriche nel paesaggio, oltre ad assorbire anidride carbonica restituendo ossigeno di vitale importanza per la sopravvivenza degli altri esseri viventi, che attraverso le bacche, i semi, le foglie e i frutti provenienti dagli stessi alberi, possono trovare il proprio nutrimento. Alberi, uomini e animali sono interdipendenti. L’unico potere decisionale riguardo alla loro sopravvivenza spetta però a noi, che dovremmo essere in grado di ricorrere ad ogni mezzo possibile per proteggerli.
Marta Albè
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