Una manifestazione a cavallo e un sit-in a oltranza contro la costruzione di un oleodotto che dovrebbe attraversare le loro terre e che rischia di contaminare la loro terra e, in particolare, il fiume Missouri, mettendo in discussione il loro diritto all’acqua: sono questi i gesti di protesta messi in atto da circa 200 nativi americani a partire da venerdì scorso, nello stato del North Dakota
Una manifestazione a cavallo e un sit-in a oltranza contro la costruzione di un oleodotto che dovrebbe attraversare le loro terre e che rischia di contaminare la loro terra e, in particolare, il fiume Missouri, mettendo in discussione il loro diritto all’acqua: sono questi i gesti di protesta messi in atto da circa 200 nativi americani a partire da venerdì scorso, nello stato del North Dakota.
L’oleodotto in questione, il Bakken, il cui progetto è portato avanti dalla società texana Energy Transfer Partners, dovrebbe attraversare sia il fiume Missouri che alcuni luoghi sacri della riserva Standing Rock Lakota Sioux: per i nativi, si tratta di una duplice violazione, delle loro tradizioni ma anche del loro diritto ad avere acqua pulita.
Una volta realizzato, l’oleodotto arriverebbe a trasportare circa 450 mila barili di greggio al giorno.
“Anche se viviamo in una riserva, la terra che [l’oleodotto, ndr] attraverserà è su un terreno originario, che ci è stato concesso da un trattato.” – ha spiegato Dakota Kidder, membro della nazione Standing Rock – “Questo è quello che succede quando si violano i trattati.”
“Senza acqua non c’è vita e questa [il fiume Missouri, ndr] ne è la nostra fonte principale.” – continua Kidder – “Non è solo un nostro problema. Chiunque sia a valle rispetto a noi sta per essere colpito, tutta il percorso fino al Golfo del Messico è coinvolto. Non lo stiamo facendo solo per noi, lo facciamo per tutte le persone.”
Le tribù native avevano chiesto alla Energy Transfer Partners uno studio sull’impatto ambientale dell’oleodotto, che non è mai stato realizzato: secondo i portavoce delle nazioni indiane, il rischio di contaminazione del fiume sarebbe altissimo, con conseguenze devastanti per l’approvvigionamento idrico dell’intera regione.
Inoltre, l’oleodotto dovrebbe attraversare dei terreni che i nativi considerano sacri, in quanto parte integrante della loro storia e delle loro tradizioni.
“Vogliono attraversare il fiume a 450 metri dalla tomba di mio figlio, dalla tomba di mio padre e da quella di mia zia, che ho sepolto solo la scorsa settimana.” – ha spiegato Ladonna Allard, un altro membro della nazione Standing Rock e proprietario del terreno più vicino al tracciato dell’oleodotto – “Amo la mia terra e se quella conduttura dovesse rompersi tutto sarebbe compromesso.”
Tribal citizens close to arriving at site to blockade the #DakotaAccess #Pipeline #DAPL #NorthDakota #IdleNoMore pic.twitter.com/LFJTXCGoXE
— Unicorn Riot (@UR_Ninja) 1 aprile 2016
Altre tribù di nativi, anche se non toccate dal progetto, hanno deciso di sostenere le ragioni della nazione Standing Rock contro il colosso petrolifero, inviando i propri rappresentanti a manifestare accanto ai Lakota. Proteste e manifestazioni continueranno ad oltranza, assicurano i nativi, fino a quando i diritti degli abitanti della riserva non saranno pienamente riconosciuti.
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