Ieri una gigantesca balena di 20 metri è morta sulle spiagge del litorale toscano. Le ragioni sono ancora da accertare ma Greenpeace denuncia rischi e minacce per cetacei e biodiversità.
Ieri una gigantesca balena di 20 metri è morta sulle spiagge del litorale toscano. Troppi sacchetti ingeriti? Malattia? Inquinamento? Le ragioni sono ancora da accertare ma nuovi rischi incombono per cetacei e biodiversità.
Si, perché Greenpeace ha ricordato oggi che proprio in questa zona, dove la balena ha trascorso le sue ultime ore di vita, è prevista la costruzione di un gigantesco sito industriale: il rigassificatore off-shore della OLT.
Ma com’è possibile che venga dato l’ok al rigassificatore in una zona dedicata alla protezione delle balene? semplice, basta affermare che qui i cetacei non ci sono, spiega l’associazione. La Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente, infatti, ha dichiarato che nell’area non ci sarebbero cetacei!
E la balena spiaggiata ieri come si spiega?
“La tragedia della morte di questa balena smaschera le bugie del Ministero dell’Ambiente – ha dichiarato Giorgia Monti responsabile della campagna Mare di Greenpeace – Basterà questo cadavere per ottenere finalmente una seria valutazione dei rischi ambientali del rigassificatore off-shore?”
Già nel 2006 Greenpeace aveva accertato la presenza di diversi cetacei osservati a poche centinaia di metri dal sito. Una prova inconfutabile, avvallata dallo stesso Ministero che, in un documento dello scorso settembre aveva richiesto una “verifica visiva del passaggio di questi animali a una distanza di almeno un miglio dal terminale”.
I cetacei nel Santuario ci sono e muoiono sulle nostre spiagge. “Sono tra i più inquinati del Mediterraneo – ricorda Monti – e l’Italia, in quasi dieci anni, non solo non ha fatto nulla per tutelare quest’area, ma ha autorizzato progetti pericolosi come quello del rigassificatore”.
L’11 ottobre 2011 si celebra il decimo anniversario dalla legge italiana di ratifica dell’Accordo sul Santuario siglato da Italia, Francia e Monaco, ma l’area è ancora minacciata da traffico marittimo e inquinamento che, tra l’altro, sono in aumento.
Davanti all’inattività del Ministero dell’Ambiente, Greenpeace ha chiesto alle Regioni che si affacciano sull’area, Liguria, Toscana e Sardegna, di intervenire. Intanto, questa mattina, esperti dell’Università di Padova, in coordinamento con enti specializzati di Siena e della Regione Toscana, hanno avviato i primi accertamenti sulle cause del decesso.
Le domande senza risposta rimangono ancora tante, e tra queste quella di Greenpeace che si chiede se le regioni stanno aspettando che le balene muoiano tutte prima di fare qualcosa.