Le miniere d’oro (e l’avidità umana) minacciano l’Amazzonia e i suoi indigeni

L'estrazione dell'oro contribuisce a circa il 10% di tutta la deforestazione dell'Amazzonia. Minacciati gli indigeni e la biodiversità.

La vita della Foresta Amazzonica è messa a rischio dalla caccia all’oro. Viaggio nel cuore del polmone verde del mondo tra deforestazione e inquinamento, dove le miniere minacciano un’esistenza fragile.

Mentre l’attività illegale di estrazione dell’oro sta esplodendo in Brasile, i minatori ripongono le loro speranze su un disegno di legge, presentato da Bolsonaro, per aprire le riserve indigene all’estrazione commerciale. Una decisione che di fatto contribuirebbe a determinare la distruzione di uno dei beni più preziosi dell’umanità: la Foresta Amazzonica, il cui suolo nasconde depositi sotterranei del prezioso metallo.

L’estrazione dell’oro contribuisce a circa il 10% di tutta la deforestazione dell’Amazzonia. Grandi paesaggi vengono disboscati, la vegetazione e gli alberi sono bruciati, determinando la morte di specie animali e vegetali. La combustione della vegetazione, inoltre, rilascia il carbonio, contribuendo alla crescente minaccia globale del cambiamento climatico. Oggi, la deforestazione, tramite incendi in questi territori, rilascia circa il 30% delle emissioni di anidride carbonica a livello globale. 

Un fenomeno non trascurabile è quello dei minatori illegali. I “garimpeiros”- così chiamati a livello locale – ,  lavorano con mezzi elementari – pale e secchielli -, utilizzando getti d’acqua che tolgono il fango dai letti dei fiumi. Sebbene l’oro valga milioni di dollari, in realtà queste persone guadagnano somme irrisorie. Purtroppo la povertà crea violenza. Non è raro che membri di tribù indigene, fortemente segnate dalla distruzione e dall’avvelenamento della foresta, vengano uccisi dai cacciatori d’oro. Nello stato brasiliano di Roraima, sono divampati diversi conflitti tra gli autoctoni Yanomamo e i garimpeiros, tanto che il governo è dovuto intervenire militarmente, proprio per sfrattare i minatori dal territorio. 

Nella foresta è presente il 93% delle riserve auree del Brasile e tra il 2010 e il 2020 le attività di estrazione illegali nelle aree protette sono cresciute dal 301% al 495%. Questo tipo di attività  ha un duplice impatto ambientale: il disboscamento – e la conseguente perdita di biodiversità -, ma anche la contaminazione di diverse sostanze chimiche tossiche – come il mercurio -, che inevitabilmente si depositano nel terreno e fluiscono nei corsi d’acqua.

Nelle vicinanze dei siti di estrazione dell’oro, il mercurio può essere trovato in alte concentrazioni nei pesci, colpendo così una delle principali fonti di sostentamento delle popolazioni locali. Ad esempio, lo riferisce il WWF, il 90% del pescato, catturato dagli abitanti dei villaggi rurali a sud delle aree di estrazione dell’oro del fiume Tapajós in Brasile, è risultato contaminato da metilmercurio.

Suely Araujo, specialista in politiche pubbliche per l’Osservatorio Climatico, intervistata da Reuters, ha dichiarato:

È un danno irreversibile per l’ambiente. Sarà molto difficile per la natura recuperare. Il mercurio utilizzato durante l’attività di estrazione provoca altri problemi di salute pubblica, in particolare per coloro che vivono sulle rive del fiume e per la popolazione indigena.

Il problema non è solo ambientale. Come denuncia Amazonaid, questa attività illecita è sempre accompagnata da criminalità organizzata, violenza,  traffico di cocaina, riciclaggio di denaro sporco, corruzione e schiavitù minorile.

Questo oro “sporco” arriva nelle raffinerie europee e del Nord America, dove è spesso aggiunto al metallo che proviene da fonti regolamentate e legali; quasi il 30% delle esportazioni di oro brasiliano nel 2019 e nel 2020 probabilmente proveniva da miniere illegali.

Il punto di non ritorno è vicino. Tra il  primo gennaio e il 25 giugno di quest’anno sono stati disboscati 3.325 km² di foresta, un’area grande come due volte la città di San Paolo. La veloce distruzione di intere aree della Foresta Amazzonica  è una questione di carattere ambientale, sociale ed economico. Il dramma non riguarda solamente i territori del Sud America, ma il mondo intero, che dovrebbe imporsi contro decisioni non rispettose dell’ecosistema e delle persone che lo abitano.

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