Le microplastiche dei nostri fiumi arrivano fino alle acque dell’Artico

Un nuovo studio norvegese ha provato a rispondere all'interrogativo riguardante la provenienza dei rifiuti plastici che ormai da un decennio hanno invaso anche le acque un tempo incontaminate dell'Oceano Artico

Con la produzione e la diffusione su larga scala di prodotti in plastica in ogni angolo del mondo, a partire dal secondo dopoguerra, i rifiuti plastici si stanno accumulando ovunque – sulla terraferma, nei laghi, negli oceani, perfino sui ghiacciai.

Particolare attenzione viene data alle microplastiche – provenienti dalle fibre dei nostri vestiti, dagli pneumatici per l’auto, dai cosmetici o dalla degradazione di prodotti plastici dispersi nell’ambiente – e alla loro pericolosità: sono abbastanza piccole da poter essere ingerite dagli animali o da noi umani, e abbastanza leggere da poter essere trasportate con il vento o con le correnti marine.

I rifiuti in plastica stanno raggiungendo anche regioni un tempo incontaminate del nostro Pianeta, come le regioni dell’estremo nord del continente europeo o la calotta polare artica. Finora, tuttavia, non era stata indagata a fondo quale fosse la provenienza di questi rifiuti, che raggiungono le regioni remote del mondo trasportati dalle correnti.

Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori norvegesi ha provato a rispondere a questo interrogativo combinando informazioni legate alle attività di pesca nel continente, osservazioni sui rifiuti prodotti e sulle dinamiche di smaltimento di questi ultimi nel periodo compreso fra il 2007 e il 2017. Con questi dati gli studiosi hanno creato un “modello” di spostamento delle microplastiche, simulandone il rilascio da 21 grandi corsi d’acqua dell’Europa centro-settentrionale.

I dati relativi al modello sono stati poi confrontati con un database di informazioni relative ai rifiuti marini raccolti sulle spiagge di 17 siti nella costa occidentale della Norvegia, fra maggio 2017 e agosto 2018, grazie ad un programma di monitoraggio dei rifiuti gestito dalla Convenzione OSPAR per la protezione dell’ambiente marino dell’Atlantico nord-orientale.

(Leggi anche: Le microplastiche stanno danneggiando gli esseri umani agendo come una tossina “magnete”)

I ricercatori hanno indirizzato l’attenzione verso due tipi di plastica: rifiuti in plastica galleggianti e microplastiche sommerse o galleggianti sulla superficie dell’acqua. Le analisi suggeriscono che le microplastiche siano in circolazione nelle acque artiche da almeno un decennio e che si siano diffuse a partire dai corsi d’acqua del continente europeo.

In particolare, la maggior parte delle microplastiche avrebbe percorso due “rotte” principali dal continente fino alle acque artiche: la prima traiettoria parte dalla costa norvegese verso il Mar di Laptev (Russia) fino all’Oceano Artico (65% dei rifiuti analizzati); la seconda invece percorre il tratto di mare che va dalla Groenlandia fino al nord del Canada (35%).

Comprendere l’origine di questi rifiuti e agire “a monte” può essere un buon modo per impedirne la diffusione: la circolazione delle microplastiche anche in aree remote del Pianeta può avere conseguenze devastanti per gli ecosistemi – ecco perché è importante impedire l’ingresso di tali rifiuti nelle acque di tutto il mondo.

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Fonte: Science Direct

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