La maggior parte delle microplastiche trovate proviene dall'abbigliamento, dalle tende e dalle attrezzature utilizzati dagli escursionisti
Le microplastiche sono spesso associate all’inquinamento degli oceani, ma in realtà hanno ormai contaminato tutto il mondo.
Un nuovo studio ha mostrato che i minuscoli frammenti di plastica sono letteralmente ovunque, non solo nelle profondità del mare ma anche sulla vetta più alta del Pianeta.
Un gruppo di ricercatori ha infatti analizzato campioni di neve e di acqua prelevati sul Monte Everest, trovando microplastiche in ogni campione.
La notizia non dovrebbe stupire. Nei campioni sono state trovate quantità significative di fibre poliestere, acrilico, nylon e polipropilene, provenienti dai materiali con cui sono realizzati abiti, tende e corde da arrampicata utilizzati dagli scalatori.
Non a caso, la più alta concentrazione di microplastiche è stata trovata intorno alle aree più frequentate dagli escursionisti, il cui numero è quasi triplicato negli ultimi 20 anni.
Inoltre, sebbene molti possano pensare all’Everest come a un luogo remoto e incontaminato, in realtà sulla montagna sono presenti tonnellate di rifiuti che nel corso degli anni si frammentano in pezzi sempre più piccoli.
Bottiglie, lattine, attrezzatura da arrampicata e altri oggetti abbandonati o persi da migliaia di visitarori hanno di fatto trasformato l’Everest nella discarica più alta del mondo.
Ora che la presenza di microplastiche è stata rivelata anche sul Monte Everest, occorre capire quale sia il modo migliore per eliminarla ed evitare che se ne accumuli una quantità ancora maggiore. A questo scopo è importante recuperare e riciclare i rifiuti presenti oggi sul Monte Everest e, per il futuro, ridurre la produzione di nuovi rifiuti e ripensare al design dell’abbigliamento sportivo prediligendo fibre naturali anziché sintetiche.
Fonte di riferimento: One Earth
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