Il consumo sempre maggiore di plastica sta determinando quantità sempre maggiori di microplastiche anche nelle aree marine protette.
Le microplastiche sono presenti in oltre il 90% degli ambienti marini protetti d’Irlanda. Lo rivela un recente studio portato avanti per comprendere la reale portata dell’inquinamento da plastica lungo le coste irlandesi.
I ricercatori hanno effettuato campionamenti e analisi per quasi due anni: delle 87 zone protette analizzate, in ben 79 sono state trovate microplastiche, cioè rifiuti di plastica di dimensioni inferiori ai cinque millimetri.
Le microplastiche trovate in Irlanda derivano per il 34% da polipropilene, seguito dal polietilene tereftalato (26 percento) e dal polietilene (26 percento).
Le particelle provengono soprattutto da abbigliamento sportivo e attrezzature per la pesca, ma la loro presenza dipende anche da una cattiva gestione dei rifiuti e da un inefficiente trattamento delle acque reflue. La moltitudine di fibre ha infatti suggerito che le microplastiche provenissero da scarichi di lavandini, docce, bagni e lavatrici.
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Sebbene la concentrazione maggiore sia stata rilevata lungo la costa nord-occidentale (fino a 544 fibre e 77 frammenti per chilogrammo di sedimento), mentre quella a sud-ovest e sud-est era inferiore a 200 fibre e 22 frammenti per Kg, i risultati di questa nuova ricerca dimostrano che ormai le microplastiche rappresentano un problema diffuso in tutto il Paese e che si trovano praticamente ovunque.
Questo è ovviamente un problema, perché oltre a danneggiare l’ambiente, le microplastiche vengono ingerite dagli animali marini e di conseguenza dalle persone che si nutrono di pesci e prodotti ittici in generale.
I ricercatori, inoltre, sono ben consapevoli che la situazione sia identica ovunque, non solo in Irlanda. Quando la plastica finisce nell’ambiente, si frammenta in pezzi sempre più piccoli. Da un secolo, continuiamo a produrre e consumare plastica, che spesso non viene smaltita in modo corretto e la situazione, anziché migliorare, sta peggiorando molto velocemente anche a causa dei dispositivi di protezione che stiamo utilizzando per cercare di difenderci dal Covid.
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Considerando la sempre crescente produzione di plastica, si stima che entro il 2050 i mari saranno popolati più da rifiuti di plastica e microplastiche che da pesci.
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Fonte di riferimento: Marine Pollution Bulletin
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