Microplastiche al posto di materiali organici o minerali, la scioccante scoperta nel fiume Gari nelle larve di questi insetti

Un terribile rinvenimento fatto dall’ARPA Lazio durante le attività di monitoraggio dei corpi idrici: microplastiche nell’astuccio larvale di alcuni tricotteri nel fiume Gari, a Cassino. La conferma di quanto stiano minacciando ogni tipo di ecosistema

Erano lì a fare attività di monitoraggio sul Gari, in un punto di campionamento nel centro urbano di Cassino e a meno di 1 km dalle sorgenti del fiume, e proprio lì alcuni tecnici hanno scoperto qualcosa che ha dell’incredibile: l’astuccio larvale di alcuni esemplari di Tricotteri portava con sé diversi frammenti di materiale plastico, al posto dei consueti materiali minerali o organici generalmente utilizzati per la costruzione dell’involucro protettivo. Le immagini sono impressionanti.

I Tricotteri sono un ordine appartenente alla classe degli insetti e sono generalmente dotati di un astuccio (o fodero) che le larve costruiscono per proteggere l’addome utilizzando di solito frammenti di materiale vegetale o minerale che si uniscono tra loro mediante una sostanza organica prodotta dalla stessa larva.

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Ma qualcosa è andato storto e invece di quei minerali c’erano microplastiche.

L’osservazione allo stereomicroscopio degli organismi prelevati in campo – spiegano da ARPA Lazio – ha permesso di constatare con chiarezza la natura plastica di tali frammenti che sono riconducibili alle microplastiche, avendo diametro compreso tra 0,1 mm e 5 mm. Nel caso specifico, le microplastiche rilevate sono state quantificate in 1-2 elementi per astuccio, con dimensioni minime inferiori a 1 millimetro e massime pari a circa 4-5 mm, con morfologia e colorazioni differenti.

Il riconoscimento tassonomico condotto su tutti gli esemplari che presentavano le microplastiche inglobate nell’astuccio, ha consentito di identificare le famiglie dei “Limnephilidae” e dei “Sericostomatidae”.

microplastiche tricotteri larve

©ARPA Lazio

Da ARPA fanno sapere che sono previste ulteriori attività di monitoraggio “che potranno contribuire a valutare l’entità della problematica sui corpi idrici del Lazio“, ma intanto questa scoperta non può che farci preoccupare: se non fosse altro perché è questa l’ennesima conferma che di microplastiche siamo ormai invasi.

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Fonte: ARPA Lazio

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