Il Mediterraneo è sempre più vulnerabile ai cambiamenti climatici, con il rapporto del MedECC che evidenzia il problema sempre più crescente della scarsità d’acqua e dell’inquinamento da plastica
Un nuovo rapporto pubblicato dagli esperti del MedECC (Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change) ha evidenziato la crescente vulnerabilità della regione mediterranea ai cambiamenti climatici. I dati rivelano che il riscaldamento globale in questa area ha già superato la soglia critica di 1,5°C rispetto all’era pre-industriale nel 2020, e potrebbe arrivare fino a 2,9°C entro il 2100 nello scenario peggiore.
Inoltre,il riscaldamento delle acque marine potrebbe raggiungere un incremento compreso tra 2,7 e 3,8°C nello stesso periodo, con gravi ripercussioni sugli ecosistemi e le attività economiche. L’innalzamento del livello del mare rappresenta una delle minacce più preoccupanti.
Attualmente infatti il mare cresce di circa 2,8 millimetri all’anno, una velocità doppia rispetto al 20° secolo e si stima che entro la fine del secolo il livello del mare potrebbe salire di oltre un metro. Questo fenomeno rischia di colpire duramente le aree costiere, aumentando il rischio di inondazioni e costringendo fino a 20 milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni entro il 2100. L’impatto non sarà solo umano, ma anche economico e culturale, mettendo in pericolo infrastrutture vitali e patrimoni storici di inestimabile valore.
Il problema della scarsità d’acqua
Altri problemi emergenti includono l’aumento delle onde di calore marino, con conseguenze devastanti per la biodiversità e settori chiave come la pesca e il turismo. Parallelamente il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo per presenza di plastica, una problematica che potrebbe peggiorare significativamente entro il 2040 senza interventi decisi sulla gestione dei rifiuti.
A ciò si aggiunge la crescente scarsità d’acqua, aggravata dai flussi turistici estivi e dalla gestione insostenibile delle risorse. Il rapporto evidenzia l’urgenza di un approccio integrato basato sul nesso Acqua-Energia-Cibo-Ecosistemi (WEFE), per affrontare le sfide interconnesse legate alla sicurezza idrica, alimentare ed energetica, oltre al degrado degli ecosistemi.
Soluzioni innovative, una gestione più sostenibile delle risorse naturali e una cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo sono fondamentali per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire un futuro più resiliente per la regione.
Questa analisi, presentata alla COP29, lancia un appello a dar vita ad azioni immediate, sottolineando che gli sforzi attuali sono insufficienti a prevenire il deterioramento del “Mare Nostrum” e della sua identità unica e a garantire un futuro alle nuove generazioni.
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Fonte: MedECC
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