La nave incagliata sulla barriera corallina alle isole Mauritius si è spezzata in due riversando ulteriore petrolio in acqua
I timori riguardo alla nave incagliata a Pointe d’Esny si sono avverati: l’imbarcazione si è spezzata in due lo scorso sabato, a causa del mare agitato che ha via via allargato la crepa da cui fuoriusciva petrolio.
La MV Wakashio, bloccata sulla barriera corallina delle isole Mauritius dalla fine dello scorso luglio, trasportava oltre 4.000 tonnellate tra petrolio, diesel e lubrificanti dalla Cina al Brasile.
Le forti onde hanno determinato alcune fratture nell’imbarcazione, dalle quali sono fuoriscite tra le 800 e le 1200 tonnellate di carburante, riversati in un santuario per la fauna dove vivono specie protette.
In pochi giorni, una marea nera ha invaso le acque cristalline dell’oceano e ha raggiunto divesi chilometri di costa.
Migliaia di volontari, senza mezzi di protezione adeguati, hanno ignorato le raccomandazioni del governo che vietava di avvicinarsi all’area e rischiato la propria salute e sanzioni per affiancare il personale nelle operazioni di pulizia e soccorso agli animali in pericolo.
Un’esposizione ai fumi della melma nera per un tempo di sole due ore può provocare mal di testa, vertigini, ustioni agli occhi e alle vie aeree superiori, ma i cittadini non potevano rimanere a guardare un disastro di tali dimensioni: hanno costruito sistemi galleggianti per rallentare la diffusione del carburante usando foglie di canna da zucchero, bottiglie di plastica e i loro stessi capelli donati volontariamente, e sono rimasti immersi nella marea nera per tentare di arginarla.
Nel frattempo le autorità hanno fatto sapere di essere riuscite a pompare circa 3000 tonnellate di carburante ancora a bordo, in una lotta contro il tempo. Gli esperti avevano infatti previsto che, date le condizioni meteo avverse, la nave si sarebbe spezzata in due, riversando tutto il carburante e peggiorando così di dieci volte una situazione già drammatica e disastrosa.
Al momento non si comprende ancora l’impatto che la fuoriuscita abbia avuto sull’ambiente ma è facile ipotizzare che si tratti di un disastro ambientale senza precedenti.
Il petrolio ha infatti raggiunto aree protette di grande valore, tra cui la riserva naturale Ile aux Aigrettes e il Blue Bay Marine Park, una zona costiera unica al mondo per la diversità dei suoi coralli e per la presenza di numerose specie vegetali e animali rare e a rischio estinzione.
In un’analisi esclusiva per Forbes, la società di analisi satellitare Ursa Space Systems , utilizzando l’analisi satellitare SAR (Synthetic Aperture Radar) di Iceye , è stata in grado di misurare l’entità della fuoriuscita.
L’analisi delle immagini satellitari rivelano che la Wakashio si è divisa in due alle 10.14 di sabato 15 agosto 2020 . Alle 15:32 dello stesso giorno, le due parti della nave possono essere chiaramente viste separatamente tra loro.
Questo disastro potrebbe annullare quarant’anni di programmi di conservazione volti a tutelare l’ecosistema dell’isola e potrebbe avere ripercussioni per diverso tempo, ammesso che sia possibile ripristinare la situazione.
Una fuoriuscita di petrolio di queste dimensioni avrà ovviamente conseguenze anche sulla pesca e sul turismo, con danni incalcolabili per le comunità locali.
Le associazioni ambientaliste ora accusano il governo di non aver agito per tempo, lasciando la nave incagliata per diversi giorni prima di intervenire, quando ormai era troppo tardi.
Ora che la nave si è spezzata in due, altro petrolio è stato riversato in mare, aggiungendosi alle mille tonnellate già finite in acqua.
A #Japanese bulk carrier holding 3,800 tons of fuel broke apart off #Mauritius coast on Sat. Before it split, it had already leaked over 1,000 tons of oil. Mauritian PM has declared a state of environmental emergency in the wake of the enormous leak. pic.twitter.com/Fv0HZ2RNAY
— Global Times (@globaltimesnews) August 17, 2020
Fonti di riferimento: Forbes / The Guardian/Lexpress
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