Il disastro ambientale causato dall’esplosione e dall’affondamento della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, alla fine dello scorso mese di aprile, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che, protagonista il petrolio, hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso e minacciato o sconvolto interi ecosistemi. Ricordiamo qui di seguito i 10 incidenti più gravi in termini di quantità di greggio disperso nell’ambiente, tenendo però presente che, in casi come questi, è sempre molto difficile fare delle stime precise.
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Il disastro ambientale causato dall’esplosione e dall’affondamento della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, alla fine dello scorso mese di aprile, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che, protagonista il petrolio, hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso e minacciato o sconvolto interi ecosistemi. Ricordiamo qui di seguito i 10 incidenti più gravi in termini di quantità di greggio disperso nell’ambiente, tenendo però presente che, in casi come questi, è sempre molto difficile fare delle stime precise.
Guerra del Golfo, Golfo Persico, 1991
Il 21 gennaio del 1991, nel corso della prima Guerra del Golfo, si verifica una gravissima fuoriuscita di petrolio nel Golfo Persico: ben presto si scoprirà che l’esercito iracheno ha aperto deliberatamente le valvole delle condutture di petrolio in Kuwait, allo scopo di impedire o, quantomeno, di ostacolare lo sbarco dei soldati americani. La marea nera colpisce le coste di Kuwait, Arabia Saudita e Iran, causando danni pesantissimi agli ecosistemi di quelle regioni. Stando alle stime di analisti e ricercatori, la quantità di petrolio disperso nell’ambiente in questa occasione si attesterebbe tra 1.360.000 e 1.500.000 tonnellate.
Alla fuoriuscita di greggio si accompagna anche un secondo disastro ecologico: l’incendio di 732 pozzi petroliferi, sempre ad opera dell’esercito iracheno, per far sì che il fumo rendesse più difficili le operazioni aeree delle forze militari della Coalizione.
Ixtoc I, Baia di Campeche, Golfo del Messico, 1979-1980
Il 3 giugno 1979 la piattaforma petrolifera messicana Ixtoc I è impegnata in alcune operazioni di esplorazione nel Golfo del Messico, a 600 miglia dalla costa del Texas. Per un errore nelle manovre, la piattaforma prende fuoco e comincia a disperdere petrolio in mare: la perdita, che va avanti per ben 9 mesi, fino al 23 marzo del 1980, si attesta tra le 454.000 e le 480.000 tonnellate.
Nowruz, Golfo Persico, 1983
Il 10 febbraio 1983 una nave cisterna si scontra con la piattaforma petrolifera Nowruz, nel Golfo Persico, a poca distanza dalle coste iraniane. La collisione avviene nel corso della guerra tra Iran e Iraq e provoca una prima fuoriuscita di petrolio che sarà aggravata, circa un mese più tardi, dall’attacco dell’aviazione irachena. Il bombardamento causa un incendio di ampie proporzioni. La perdita di greggio viene arrestata solo alcuni mesi più tardi, nel settembre del 1983: si calcola che in questo lunghissimo arco di tempo siano state disperse nelle acque del Golfo Persico circa 300.000 tonnellate di petrolio.
Atlantic Empress – Aegean Captain, Trinidad e Tobago, 1979
Il 19 luglio 1979, nel corso di una tempesta tropicale, la nave cisterna greca Atlantic Empress si scontra con la Aegean Captain al largo di Trinidad e Tobago. Entrambe le imbarcazioni riportano danni gravissimi, rilasciando in mare ben 287.000 tonnellate di petrolio.
Valle di Fergana, Uzbekistan, 1992
Un disastro ambientale meno noto ma di enormi proporzioni è l’incidente che il 2 marzo 1992 porta alla dispersione di circa 285.000 tonnellate di greggio nella valle di Fergana, in Uzbekistan. La valle di Fergana è una regione dall’economia prevalentemente agricola, ma ricca di giacimenti di petrolio e di gas, tanto da essere soggetta a trivellazioni a scopo estrattivo sin dai primi anni del XX secolo. È proprio nel corso di questa ordinaria attività estrattiva che si verifica la perdita, probabilmente a causa di un guasto.
ABT Summer, Angola, 1991
Nel maggio del 1991 si verifica una violenta esplosione a bordo della nave cisterna liberiana Abt Summer, in navigazione al largo dell’Angola. Lo scoppio uccide anche alcuni membri dell’equipaggio e provoca un terribile incendio: l’imbarcazione arde per tre giorni prima di colare a picco e disperde a nell’Oceano Atlantico circa 260.000 tonnellate di petrolio.
Castillo de Beliver, Baia di Saldanha, Sudafrica, 1983
Il 6 agosto del 1983 la petroliera spagnola Castillo de Beliver prende fuoco mentre è in navigazione al largo del Sudafrica. All’incendio segue una violentissima esplosione, che causa l’affondamento dell’imbarcazione. L’incidente provoca lo sversamento in mare di circa 227mila tonnellate di greggio.
Amoco Cadiz Brittany, Francia, 1978
Il 16 marzo del 1978 l’Amoco Cadiz, una superpetroliera liberiana di 330 metri facente capo alla compagnia americana Amoco, si incaglia al largo delle coste bretoni, di fronte al litorale del piccolo borgo di Portsall. L’incidente provoca la dispersione in mare di circa 223.000 tonnellate di greggio e colpisce circa 150 km di costa, con danni ingenti per gli ecosistemi locali e in particolare per la fauna marina.
Amoco Haven, Genova, Italia, 1991
Nell’aprile del 1991 la nave cisterna cipriota Amoco Milford Haven, nota anche come M/C Haven, affonda nel Golfo di Genova, probabilmente a causa di un’esplosione verificatasi durante una procedura di routine. L’incidente provoca la morte di alcuni membri dell’equipaggio e lo sversamento in mare di circa 144.000 tonnellate di greggio. Oggi, il relitto della M/C Haven giace a circa 80 metri di profondità nelle acque antistanti il Comune di Arenzano e rappresenta il più grande relitto “visitabile” di tutto il mare Mediterraneo.
Odyssey, Nuova Scozia, Canada, 1988
Nel novembre del 1988 sulla piattaforma di trivellazione americana Odyssey, al largo della costa orientale del Canada, si verifica una violentissima esplosione. L’incidente provoca lo sversamento in mare di circa 132.000 tonnellate di petrolio.
I 10 episodi che abbiamo citato hanno avuto tutti ripercussioni gravissime sull’ambiente circostante, e in particolare sull’atmosfera e sulla fauna marina. Proprio come la famigerata petroliera Exxon Valdez, che nel marzo del 1989 si è arenata nelle acque dello stretto del Principe William, in Alaska, disperdendo in mare circa 38.000 tonnellate di greggio.
L’incidente delle Exxon Valdez è il più grave ad aver colpito il territorio statunitense, almeno fino al recente disastro della Deepwater Horizon: si stima che, in quella occasione, la fuoriuscita di petrolio abbia causato la morte di oltre di 250.000 uccelli marini, di 2.000 lontre, di 300 foche e di 22 orche, oltre che di milioni di pesci. Un’ecatombe che sta rischiando davvero di ripetersi.