Marea rossa in Siberia, fatta giustizia! Il colosso petrolifero Norilsk Nickel costretto al più grande risarcimento per danni ambientali in Russia

il colosso russo è stato condannato a pagare una multa record. E' il più grande risarcimento per danni ambientali nella storia della Russia

Era il 29 maggio 2020 quando nell’Artico si consumò un disastro ambientale gravissimo. Circa 21.000 tonnellate di carburante finirono nei fiumi della Sibera a seguito del crollo di un invaso di una centrale termica dell’azienda Norilsk Nickel. Ora, finalmente è stata fatta giustizia e il colosso russo è stato condannato a pagare una multa record pari a 1,6 miliardi di euro. Ma non è tutto. La società ha deciso di non ricorrere in appello e di non impugnare la sentenza.

Per una volta, chi inquina paga. Può essere riassunta così la triste vicenda che a maggio 2020 colpì la Siberia, quando a causa dello scioglimento del permafrost si verificarono una serie di crolli nella centrale termina della Norilsk. Nel giro di qualche giorno il fiume russo Ambarnaya si tinse di rosso sangue e oltre 21mila tonnellate di petrolio e carburanti finirono nelle acque.

La situazione era così disastrosa per la biodiversità che il presidente russo Vladimir Putin fu costretto a dichiarare lo stato d’emergenza, ordinando alla società di assumersi tutti i costi di pulizia. Tra l’altro, allora la notizia trapelò solo vari giorni dopo l’incidente, rendendo la situazione ancora più grave.

Secondo i dati ufficiali, la fuoriuscita di petrolio di Norilsk è stata la più grande mai registrata nell’Artico. Norilsk Nickel è stata portata in tribunale locale dal Rosprirodnadzor (il servizio federale per la supervisione delle risorse naturali), che fa parte del Ministero delle risorse naturali della Russia.

È il più grande risarcimento per danni ambientali nella storia della Russia

A febbraio il tribunale arbitrale di Krasnoyarsk ha ordinato alla Norilsk Nickel di pagare 146 miliardi di rubli (circa 1,6 miliardi di euro). Fino a poco tempo fa Norilsk ha contestato l’importo della multa richiesta a luglio 2020 anche se il gruppo ha detto di essere pronto a pagare per le operazioni di pulizia stimando i costi attorno a 100 milioni di euro.

Ma il giudice non ha acconsentito e ha condannato la società a pagare entro un mese la cifra richiesta dalle autorità russe.

“Questo è il più grande risarcimento per danni ambientali nella storia della Russia e crea un precedente che potrebbe incoraggiare le aziende del Paese a gestire meglio questi rischi”, sottolinea Greenpeace.

Il colosso minerario Norilsk Nickel rinuncia all’appello

C’è un’altra notizia che sta destando scalpore in queste ore. Il mese atteso per il pagamento è quasi scaduto, si attendeva il contrattacco della società petrolifera, ci si aspettava un ricorso ma così non sarà. Il colosso minerario Norilsk Nickel ha rinunciato a fare appello e entro questa settimana pagherà la multa record per l’inquinamento e i danni causati. 

marea rossa siberia

©Greenpeace

Spesso accade infatti salvo rare eccezioni, le sbalorditive multe richieste dai tribunali a fronte del disastro provocato, vengono sempre messe in discussione, a volte mai pagate.

“L’entità delle rivendicazioni di Rosprirodnadzor contro la società controllata Norilsk Nickel è stata confermata dal tribunale, ma non si può dare un prezzo alla natura. In Russia si verificano regolarmente incidenti che coinvolgono fuoriuscite di petrolio e prodotti petroliferi. Alcuni di questi incidenti non entrano nemmeno nelle statistiche ufficiali, ma se la società non riesce a nascondere la perdita, il risarcimento del danno e l’ammontare delle multe spesso non corrispondono alle conseguenze: foreste morte, mancanza di pesce nei fiumi, gravi conseguenze per l’intero ecosistema. Gli incidenti si verificano spesso sulle terre dei popoli indigeni, il che porta alla perdita della capacità di continuare lo stile di vita tradizionale nei territori disturbati. Il tribunale di oggi è per molti versi un precedente che può aiutare a risolvere veramente i problemi ambientali” ha detto Elena Sakirko, capo del dipartimento per l’energia di Greenpeace Russia.

Dal petrolio al gas naturale…

All’indomani del disastro, la società ha affermato di aver “imparato una lezione importante” e di voler “rivedere drasticamente il proprio approccio alla gestione del rischio ambientale” . Norilsk Nickel afferma di voler sostituire gradualmente il gasolio con gas naturale. Si è inoltre posta l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride solforosa dell’85% entro la fine del 2021. Per questo, ha deciso di chiudere due fonderie (rame e nichel) in altrettanti siti, considerati tra i più inquinati al mondo a causa dei fumi di questo gas altamente tossico.

…ma non basta

Direi addio al petrolio e ai suoi derivati è l’unico modo per fa sì che disastri come questo non si ripetano più.

Fonti di riferimento: Novethic, Greenpeace, Reuters

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