Nell’isola di Chiloé, nella Regione de Los Lagos in Cile, la cosiddetta “marea rossa” ha dato il suo massimo: una autentica esplosione di alghe microscopiche e tossiche ha alterato il colore dell’acqua così come la sua stessa composizione chimica per via del rilascio di tossine di origine batterica del genere Alexandrium, che sono letali per la fauna e pericolose per l’uomo.
Un disastro ambientale, l’ennesimo, e questa volta accade in Cile, nell’isola di Chiloé, nella Regione de Los Lagos. Qui la cosiddetta “marea rossa”, o “marea roja”, ha dato il suo massimo: una autentica esplosione di alghe microscopiche e tossiche ha alterato il colore dell’acqua così come la sua stessa composizione chimica per via del rilascio di tossine di origine batterica del genere Alexandrium, che sono letali per la fauna e pericolose per l’uomo.
In Cile non bastava, dunque, la strage dei calamari giganti. Ora, la catastrofe è ambientale e sociale insieme, considerato che di questa grande moria di animali marini stanno pagando le conseguenza anche i pescatori locali.
Solo nell’ultimo mese, infatti, migliaia di animali, tra cui uccelli, granchi e foche sono stati trovati a riva, morti sulle spiagge. Secondo stime del governo, si sono perse almeno 100mila tonnellate di salmone (il Cile è il secondo produttore al mondo dopo la Norvegia), oltre a notevoli quantità di sardine, sgombri, acciughe, crostacei, molluschi e meduse.
In più, l’alterazione dell’ecosistema costiero sta provocando l’allontanamento di uccelli predatori e lo spiaggiamento di grossi mammiferi come balene e leoni marini. E, secondo Greenpeace, la situazione è precipitata dopo che oltre 9mila tonnellate di salmoni in stato di decomposizione sono stati gettati al di fuori dell’area di allevamento, nella regione di Los Lagos, a sole 75 miglia dalla città di Ancud, senza che i cittadini ne fossero a conoscenza.
Perché la marea rossa
Cambiamenti climatici: secondo gli scienziati la causa della marea rossa è da ricercarsi nel famigerato El Niño. Una vera e propria rivoluzione della circolazione oceanica mondiale, che riscalda le acque e aumenta (oltre al riscaldamento dell’atmosfera) l’evaporazione dell’acqua che si arricchisce di nutrienti. Tutto ciò crea le condizioni ottimali per una “fioritura algale”, che oltretutto è pure destinata a crescere.
Le zone interessate sono per lo più Puerto Montt e la cittadina di Ancud, nella regione di Los Lagos, a più di 1000 km a sud di Santiago: è qui che si sono svolte già manifestazioni di protesta per chiedere aiuti di emergenza (dal 29 aprile la regione è dichiarata disastrata) dopo il blocco alla pesca.
I pescatori chiedono un risarcimento per aver perso il loro sostentamento. Andrés, un venditore di crostacei locale, spiega: “in questo momento, viviamo molti sentimenti contrastanti: tristezza, amarezza, impotenza […] Qui, dove sono state scaricate tonnellate di salmone, sono state usate sostanze chimiche per eliminare l’odore. Come possiamo escludere che questo non causi danni?“
La comunità locale e Greenpeace Cile sono in attesa di una risposta ufficiale e di un piano a lungo termine per uscire da questa crisi. Ma come uscirne?
Germana Carillo
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