Devono fare i conti con il petrolio che minaccia la loro terra. Le comunità indigene dell'Amazzonia peruviana stanno lottando contro le conseguenze delle recenti fuoriuscite di petrolio che stanno funestando il Perù. Una vicenda passata quasi sotto silenzio ma che si configura come il più grave disastro ambientale abbattutosi sul paese
Devono fare i conti con il petrolio che minaccia la loro terra. Le comunità indigene dell’Amazzonia peruviana stanno lottando contro le conseguenze delle recenti fuoriuscite di petrolio che stanno funestando il Perù. Una vicenda passata quasi sotto silenzio ma che si configura come il più grave disastro ambientale abbattutosi sul paese.
Come vi avevamo già raccontato, le perdite sono tutte attribuite alla compagnia petrolifera di stato Petroperu, che non ha garantito la manutenzione ordinaria sui suoi gasdotti. A seguito di una delle fuoriuscite, si sono dispersi almeno 2.000 barili di petrolio, finiti nei fiumi locali, che interessano le comunità indigene tra cui Achuar, Shapra, Wampis e Awajún.
Le perdite hanno distrutto l’ecosistema, compromettendo la salute, il cibo e la sicurezza delle comunità locali. Gli abitanti del posto hanno perso i loro mezzi di sussistenza e non possono più bere l’acqua dai fiumi o pescare per avere cibo a disposizione.
Anche se il governo peruviano ha minacciato di pesanti multe Petroperu, sia l’azienda che il governo sono stati lenti a reagire. L’organizzazione dei popoli indigeni nazionali, l’AIDESEP, ha duramente criticato la lentezza da parte delle autorità, rivolgendo un appello all’opinione pubblica internazionale, ai media, alle ONG e alla società civile, chiedendo attenzione nei confronti di questo grave evento che mette in pericolo la vita di migliaia di persone che risiedono da sempre nella zona.
“La risposta da parte del governo peruviano è stata inadeguata e ha preso diverse settimane. La società Petroperu e il Ministero dell’Energia e delle Miniere negano il coinvolgimento e dichiarano che tutto è sotto controllo” denuncia l’AIDESEP.
Anche se pare sia stata una frana a causare danni all’oleodotto, si tratta dell’ennesimo disastro ambientale del Perù legato alla presenza di impianti obsoleti e “senza una corretta manutenzione”.
Questo disastro ambientale infatti è solo l’ultimo di una lunga storia di fuoriuscite di petrolio e gas. Più del 70% dell’Amazzonia peruviana è stata affittata dal governo alle compagnie petrolifere. Molti di questi contratti di locazione riguardano terre abitate da indigeni, con la conseguenza di aprire a taglialegna e lobby aree precedentemente remote, distruggendo l’ecosistema delle comunità.
“La compagnia petrolifera nazionale del Perù è responsabile, ma sta continuando le operazioni mentre questi sversamenti continuano a colpire le comunità indigene e contadine locali” si legge nella petizione rivolta da AmazonWatch a Pedro Cateriano, il primo ministro del Perù.
L‘appello chiede al governo del Perù di rispettare i diritti umani e l’ambiente e fermare tutte le operazioni petrolifere nelle zone colpite, almeno fino alla sostituzione della tubazione.
“Il governo deve fare completamente pulizia in tutte le aree colpite e risarcire le comunità”.
Per firmare la petizione clicca qui
Francesca Mancuso
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