Marea nera: il pozzo Macondo è definitivamente chiuso, ma il petrolio nel Golfo del Messico che fine ha fatto?

È stato finalmente sigillato, in modo definitivo, Macondo, il pozzo della BP che nel Golfo del Messico ha causato il disastro ambientale più grande degli ultimi tempi e danni economici ad un’intera comunità. Ma l'incubo è davvero finito come sembra? Il Golfo del Messico è stato davvero ripulito come sostiene la BP? E dove sono andati a finire gli oltre 7 milioni di petrolio che si sono riversati in mare nei mesi scorsi?

È stato finalmente sigillato, in modo definitivo, Macondo, il pozzo della BP che nel Golfo del Messico ha causato il e danni economici ad un’intera comunità. Lo ha reso noto la compagnia petrolifera con un comunicato stampa in cui assicura che l’emorragia di greggio è ormai tamponata e in cui si impegna attivamente per contenere in futuro nuove fuoriuscite di petrolio attraverso lo stanziamento di 1 miliardo di dollari.

 

In base ad un accordo con la Marine Well Containment Company (Mwcc) – che fa riferimento a Exxon Mobil Corp, – la British Petrolium utilizzerà i propri macchinari per il contenimento delle acque in profondità e li metterà a disposizione di tutte le società petrolifere e di gas che operano nel Golfo del Messico.

Intanto le compagnie Chevron, ConocoPhillips, Exxon e Royal Dutch Shell stanno studiando un nuovo sistema per impedire che ci siano nuovi disastri come quello che ha colpito la piattaforma Deepwater Horizon.

Abbiamo vinto una tappa importante ma dobbiamo impegnarci affinché le coste del Golfo si risollevino completamente” – ha commentato il Presidente americano, Barack Obama.

Ma l’incubo è davvero finito come sembra? Il Golfo del Messico è stato davvero ripulito come sostiene la BP? E dove sono andati a finire gli oltre 7 milioni di petrolio che si sono riversati in mare nei mesi scorsi?

Secondo le fonti ufficiali (in realtà poco attendibili vista l’improbabilità del quadro che hanno propinato) gran parte della marea nera nel Golfo del Messico sarebbe stata pulita dagli operatori incaricati dalla BP e dal governo americano, un’altra parte sarebbe stata bruciata, mentre una quota del greggio sarebbe stata già assimilata dall’ambiente.

Nulla di cui preoccuparsi quindi?
Secondo un’analisi della National Oceanic and Atmospheric Administration,
il dissolvimento della marea di petrolio è solo apparente e il disastro nel Golfo non si è affatto ridimensionato.
Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo…

Dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera, sono fuoriusciti ben 770.000 tonnellate di greggio; di queste il 20% è stato raccolto, il 5% bruciato, l’8% si è dissolto con l’aiuto di sostanze chimiche in mare (le stesse che oggi stanno provocando strane malattie agli abitanti delle zone colpite), il 25% è evaporato, il 16% si è disperso in acqua, lo 0,1% è stato raccolto dalla sabbia delle spiagge, mentre il 26% del petrolio sversato è ancora li.

 

Il greggio non è affatto sparito – come dimostrato dal Woods Hole Oceanographic Institute – si è depositato sui fondali marini e l’anno prossimo potrebbe anche finire nelle correnti marine della Florida e, attraverso la corrente del Golfo, arrivare a toccare il prossimo anche anche i mari europei. Il dramma non si è affatto concluso.

Verdiana Amorosi

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