Ancora petrolio in mare. Nel Golfo del Messico, in Louisiana, si sta consumando un nuovo disastro ambientale passato quasi sotto silenzion. Il 12 maggio scorso, dalla piattaforma offshore Brutus di proprietà della Shell sono fuoriusciti circa 340mila litri di petrolio. Le autorità americane stanno ancora indagando sulle cause ma il risultato è l'ennesima marea nera
Ancora petrolio in mare. Nel Golfo del Messico, in Louisiana, si sta consumando un nuovo disastro ambientale passato quasi sotto silenzio. Il 12 maggio scorso, dalla piattaforma offshore Brutus di proprietà della Shell sono fuoriusciti circa 340mila litri di petrolio (2100 barili). Le autorità americane stanno ancora indagando sulle cause ma il risultato è l’ennesima marea nera.
Lo sversamento si è verificato al largo di Port Fourchon. È ancora fresco il ricordo – così come gli effetti nefasti – del grosso sversamento di petrolio che si verificò sempre nelle acque del Golfo del Messico nell‘aprile del 2010 nella piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Fu il disastro ambientale più grave degli Stati Uniti. Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida subirono le conseguenze più gravi e vi furono 11 morti.
Oggi è ancora presto per fare un bilancio il Bureau of Safety and Environmental Enforcement (BSEE) è sul posto per capire davvero cosa sia accaduto. Dall’ultimo aggiornamento, è emerso che le infrastrutture sottomarine del giacimento Glider potrebbero essere la fonte della fuoriuscita. Le autorità Usa esamineranno tutti i piani di riparazione preparati da Shell.
“Tutte le risorse investigative di BSEE sono state dispiegate per identificare la causa e valutare i potenziali miglioramenti necessari alla tecnologia delle infrastrutture sottomarine” ha detto Brian Salerno, a capo del Bureau.
A dare notizia dell’accaduto è stata la stessa Shell che la scorsa settimana ha rilevato la fuoriscita nell’area di Glider Field, un gruppo di quattro pozzi sottomarini situato nel Green Canyon Block 248. La produzione di questi quattro pozzi scorre attraverso un collettore sottomarino alla piattaforma Brutus della Shell situata a una profondità di circa 900 metri.
Dal canto suo, Shell si è detta pronta a garantire la sicurezza: “La sicurezza rimane la nostra priorità durante gli sforzi di recupero e di risposta”.
La marea nera, secondo il colosso petrolifero, avrebbe mantenuto una traiettoria ovest senza impatto sul litorale. È addirittura ripartita la produzione di Brutus mentre quella di Glider e degli altri campi sottomarini è ancora ferma.
“Grazie allo sforzo congiunto, sono stati recuperati circa 1.229 barili (pari a circa 193mila litri) di miscela di petrolio e acqua” continua Shell.
A quanti altri disastri dovremo assistere prima di dire definitivamente addio al petrolio?
Redazione greenMe.it
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