Grande America, è corsa contro il tempo per limitare i danni legati al petrolio. Una seconda chiazza è stata individuata vicino al luogo del naufragio. La marea nera si sta avvicinando sempre di più alla terraferma, complici anche le condizioni meteo avverse
Grande America, è corsa contro il tempo per limitare i danni legati al petrolio. Una seconda chiazza è stata individuata vicino al luogo del naufragio. La marea nera si sta avvicinando sempre di più alla terraferma, complici anche le condizioni meteo avverse.
Il mercantile italiano è affondato il 12 marzo scorso al largo delle coste francesi, portando con se un temibile carico: in tutto sono finiti in mare 365 container, 45 dei quali contenevano materiali pericolosi. Inoltre, nei bunker della nave erano presenti circa 2.200 tonnellate di combustibile per la navigazione.
Il 10 marzo la Grande America aveva dovuto fare i conti con un incendio, inizialmente tenuto a bada dall’equipaggio ma poche ore dopo, il comandante ha chiesto aiuto e la nave è stata abbandonata, inabissandosi due giorni dopo. Per fortuna le 27 persone a bordo sono state messe in salvo ma fine dall’inizio le autorità marittime hanno capito che il disastro ambientale era proprio dietro l’angolo.
Mercoledì 13 infatti è apparsa una prima chiazza nera, come confermato dalla prefettura marittima e dalle osservazioni aeree, veleni che potrebbero raggiungere la costa francese durante il fine settimana. Ma non è l’unica:
“Le osservazioni aeree effettuate stamattina (ieri, 14 marzo, ndR) da un velivolo di sorveglianza marittima Falcon 50 della Marina francese, hanno permesso di evidenziare la presenza di due distinte chiazze di petrolio, a circa 170 miglia nautiche (circa 315 km) a ovest della costa francese (La Rochelle). Questi due strati sono distanti l’uno dall’altro di una ventina di chilometri. Il primo, che è lungo circa 13 km e largo 7 km, ha un aspetto abbastanza compatto e si trova sopra il relitto. Il secondo, con una lunghezza di 9 km e una larghezza di 7 km, ha un aspetto più frammentato” si legge nel comunicato ufficiale rilasciato dalla Prefettura marittima dell’Atlantico.
Un dispositivo anti-inquinamento, già allertato dall’inizio della crisi, è già nell’area e continua ad aumentare di potenza per rimuovere il combustibile dalle acque.
[#GrandeAmerica] Deux nappes d’hydrocarbures distinctes observées par le Falcon50 de la @MarineNationale d’une longueur approximative de 13km sur 7 km et 9km sur 7km à environ 315 km à l’ouest des côtes. @SGMer @MarineNationale @douane_france @EMSA_LISBON @FdeRugy @CedreBrest pic.twitter.com/M6gDXw2JNJ
— Premar Atlantique (@premaratlant) 14 marzo 2019
Un team di specialisti di bonifica ambientale sono stati inviati sul posto ma le condizioni meteorologiche sono pessime e l’intervento di pulizia è ancora più difficile.
[#GrandeAmerica] Images de la nappe d’hydrocarbures depuis l’avion de patrouille maritime @MarineNationale : elle s’étend sur 10 km de long pour 1km de large. @SGMer @MarineNationale @EMSA_LISBON @FdeRugy @douane_france @CedreBrest @SecCivileFrance @MarinsPompiers @Min_Ecologie pic.twitter.com/bIcLFL6liv
— Premar Atlantique (@premaratlant) 14 marzo 2019
La prefettura marittima ha riunito il comitato di esperti nei campi della meteorologia, dell’oceanografia, del comportamento dei prodotti petroliferi e della lotta all’inquinamento marino. Le prime stime confermano i rischi di inquinamento costiero. Purtroppo però le aree potenzialmente interessate possono essere determinate solo con pochissimi giorni di preavviso. Per questo, tutta l’area costiera è stata allertata e preparata per gestire l’emergenza.
#GrandeAmerica] Présence d’une nappe d’hydrocarbures à la verticale du lieu de naufrage du #GrandeAmerica. Plus d’information : https://t.co/TVN10TiwbV pic.twitter.com/RJMkngiz4C
— Premar Atlantique (@premaratlant) 13 marzo 2019
Intanto, anche le associazioni chiedono chiarezza e sono pronte a fornire una mano d’aiuto per gestire la marea nera. Sea Shepherd, Le Biome e Darwin Coalitions hanno messo a disposizione i loro volontari per contenere l’avanzata del petrolio e per aiutare gli animali in difficoltà.
Les équipes de la LPO sont en alerte et suivent de très près l’évolution de la situation afin d’intervenir au plus vite en cas d’impact sur le littoral atlantique et la faune sauvage, notamment les oiseaux de mer. #GrandeAmerica https://t.co/7npIksk1Qd
— LPO France (@LPOFrance) 14 marzo 2019
Contattato telefonicamente, il fondatore di Darwin Coalitions, Philippe Barre, spiega che Sea Shepherd, Biome e Darwin Coalitions stavano già lavorando insieme per creare un’unità di risposta. Si teme che 350 chilometri di costa possano essere avvelenati dal petrolio. Le conseguenze potrebbero riguardare sia la fauna marina che migliaia di uccelli: “Dobbiamo prepararci e organizzare quanti più volontari possibile”.
La situazione è in continua evoluzione, non sappiamo ancora quando la marea nera raggiungerà la costa.
LEGGI anche:
Francesca Mancuso