Marea Nera in Brasile: guasto nel campo petrolifero sottomarino di Frade della Chevron

Ancora un disastro ambientale. Una nuova marea nera si è diffusa al largo delle coste del Brasile. Ancora non si conoscono con precisioni le cause dell'incidente

Nuova marea nera, questa volta in Brasile, dove a largo delle coste di Rio de Janeiro c’è stata perdita di petrolio. Lo sversamento in mare ha ormai raggiunto i 160 chilometri quadrati. Nonostante le 17 navi al lavoro, la chiazza di greggio starebbe avanzando velocemente verso la costa carioca.

Non si conoscono ancora le cause esatte che hanno portato all’oil spill, anche se si parla di una guasto nel campo petrolifero di Frade, che si trova a circa 1.200 metri di profondità, e dista 370 km dal litorale nordorientale dello Stato di Rio. Il campo di Frade produce ogni giorno circa 79 mila barili di petrolio.

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Intanto, la compagnia petrolifera statunitense Chevron ha informato l’Agenzia nazionale di petrolio brasiliana (Anp) che si occupa della gestione delle attività petrolifere, del gas naturale e dei biocombustibili in Brasile, ipotizzando tra tra le cause la perforazione di un pozzo sperimentale, anche se rimangono ancora molti dubbi.

La Chevron ha inoltre fatto sapere di aver già avviato le procedure per la chiusura del pozzo, che si concluderanno con una colata di cemento, ma ci vorranno ancora alcuni giorni.

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Intanto, il presidente brasiliano Dilma Rouseff ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sulla fuoriuscita di petrolio, con svariati sospettati. “Le indagini hanno portato Chevron Brasil e le agenzie governative brasiliane a sospettare che un pozzo perforato a Campo Frade la scorsa settimana stia contribuendo alla fuoriuscita di petrolio, che può ancora infiltrarsisi legge un comunicato diffuso da Chevron. “Questo pozzo è stato chiuso in in superficie il 9 novembre a scopo cautelativo per via delle attività di perforazione attuate dalla società“.

Restano ancora da chiarire le dinamiche dell’incidente, che ancora una volta trascinerà nel vortice nero vittime innocenti, compromettendo inesorabilmente la biodiversità marina dell’oceano Atlantico.

Francesca Mancuso

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