Presentato oggi da Legambiente il dossier Mare Monstrum. Tra le piaghe che affliggono i nostri mare la pesca di frodo, l'abusivismo edilizio e la mancata depurazione
Ogni 2 chilometri di costa si registra in media uno scempio contro l’ambiente. Solo lo scorso anno sono stati 13.149 i reati ambientali compiuti a danno del mare e delle coste italiane. È questa l’amara fotografia scattata dal Legambiente che ha diffuso oggi il dosser Mare Monstrum 2012. Scarichi fognari non depurati, colate di cemento, rifiuti, privatizzazione del demanio, pesca illegale: queste le bestie nere del nostro mare, che continua a soffrire anno dopo anno.
In testa alla triste classifica stilata dall’associazione troviamo la Campania che vanta il poco lodevole primato di 2.387 reati, seguita dalla Sicilia, con 1.981 infrazioni, dalla Puglia e dalla Calabria rispettivamente con 1.633 e 1.528 reati. In totale, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa contanto insieme oltre il 57% del totale nazionale dei reati a danno dell’ambiente. Le illegalità più frequenti, come registrato anche lo scorso anno, riguardano la pesca di frodo, che conta quasi 5mila infrazioni, seguita dall’abusivismo edilizio sul demanio con 3.171 illeciti e dalla mancata depurazione (2.669). Per fortuna, spesso i colpevoli sono rintracciati e puniti. Nel 2011, per i crimini commessi ai danni del mare sono stati 15.790 i denunciati e arrestati e 3.870 i sequestri effettuati dalle forze dell’ordine.
Dove. La Campania conferma la leadership dello scorso anno con 2.387 infrazioni totali, il 18,2% del totale nazionale, 2.888 persone denunciate o arrestate e 724 sequestri. Amara realtà anche in Sicilia dove nel 2011 sono stati riscontrati 1.981 reati (15,1%), con 2.420 persone denunciate e arresti e 496 sequestri. Rispetto allo scorso anno, la Puglia scalza la Calabria agguantando il terzo posto con 1.633 reati (12,4%), 2.068 denunce e arresti e 747 sequestri. Calabria piazzatasi quarta con 1.528 infrazioni (11,6%), 1.550 persone denunciate o arrestate e 516 sequestri.
Le irregolarità. L’illegalità maggiormente riscontrata è purtroppo la pesca di frodo che vanta 4.936 infrazioni, 5.133persone denunciate e 1.036 sequestri. La segue a ruota l’abusivismo edilizio sul demanio marittimo, con 3.171 reati, 4.762 denunce e 1.298 sequestri. Spazio poi ai reati legati all’inquinamento delle acque, che lo scorso anno sono stai 2.669. 3.449 le persone denunciate o arrestate, 1.118 i sequestri. La crisi dell’edilizia non ha di certo frenato le colate di cemento sui litorali, con villaggi e residence che spuntano come funghi, come testimoniano i numerosi sequestri effettuati dalle forze dell’ordine nel 2011: 1.298 i sequestri sul demanio, una media di 3,5 al giorno.
Secondo i dati nazionali forniti dal Cresme tra mare, campagna e città, nel corso del 2011 l’Italia ha subito 25.800 nuovi abusi edilizi di rilevanti dimensioni, tra immobili costruiti ex novo e ampliamenti di volume illegali, pari al 13,4% del totale costruito. Il totale di questi abusi censiti dal Cresme tra il 2003 (ultima data possibile per la sanatoria prevista dallo sciagurato terzo condono edilizio) e il 2011 è impressionante: 258.000 manufatti che hanno fruttato un giro d’affari stimato da Legambiente (sulla base dei numeri in gioco e dei valori immobiliari medi) in circa 18,3 miliardi di euro: “Un’eredità di cemento che deve essere abbattuta, ma che invece sopravvive quasi ovunque, grazie all’inerzia dei Comuni e alla fitta rete di alibi e complicità che consente alle istituzioni di ‘soprassedere’ alla legge” denunciano gli ambientalisti.
Sul fronte delle acque, il dossier mostra che il sistema di depurazione è ancora gravemente insufficiente. Il servizio in alcune regioni arriva sì e no a coprire la metà della popolazione: secondo l’Istat tra le regioni in difficoltà si trovano la Sicilia (47,3%), la Calabria (49,9%), le Marche (52,5%), l’Abruzzo (53,8%) e la Puglia che supera di poco il 60% di copertura.
Almeno sulla carta, l’Italia depura in media il 76% delle acque, ma nella realtà molti impianti funzionano poco e male. E a inquinare il mare contribuiscono anche gli scarichi non allacciati alla rete fognaria, molti dei quali nelle case abusive, che confluiscono direttamente nei corsi d’acqua, e gli sversamenti industriali illegali. Il primato per l’assenza tout court di un sistema di depurazione spetta ad Imperia, dove l’impianto c’è ma non è allacciato e le fogne finiscono nelle acque dei torrenti e poi in mare. La Calabria invece detiene il primato negativo per i reati legati all’inquinamento, con 520 infrazioni contestate nel 2011, pari al il 20% del totale nazionale.
“Le magnifiche coste del nostro Paese sono purtroppo lambite da un mare di illegalità. Anche quest’anno con la Goletta Verde affronteremo tutte le criticità che incombono sul nostro ecosistema marino e costiero – afferma Rossella Muroni, Direttrice Generale di Legambiente -. In particolare, punteremo i riflettori sull’abusivismo e la speculazione edilizia che imperversano lungo la costa e che sono una vergogna nazionale che non conosce eguali in nessun altro paese europeo. Dopo decenni di denunce, di battaglie legali e di campagne di sensibilizzazione, ben poco è cambiato. Molti degli ecomostri segnalati da anni sono ancora in piedi ed il rischio è proprio quello di farci l’abitudine“.
“Un’eredità di cemento che deve essere abbattuta – prosegue Muroni – per fare posto ad una realtà fatta di cultura, tutela ambientale, sviluppo sostenibile, qualità e trasparenza“.
Non solo critiche. Legambiente offre anche degli spunti per combattere contro la piaga del cemento illegale, nemico numero uno delle nostre coste.
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1. Il premio nazionale: un riconoscimento che sarà consegnato per la prima volta nel 2012 a coloro che si sono fatti carico di interventi di demolizione di immobili abusivi nell’ultimo anno. Per incoraggiare il lavoro di queste persone, ma anche con lo scopo di stimolare un virtuoso processo di emulazione.
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2. Il censimento degli abbattuti: l’elenco aggiornato delle demolizioni edilizie che sono state portate a termine negli ultimi anni, grandi o piccole che siano, famose perché sotto l’occhio delle telecamere oppure sconosciute.
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3. “Abusivismo, basta scuse”: un manuale a uso dei cittadini che vogliono attivarsi per stimolare l’attività dei Comuni inadempienti sul fronte delle demolizioni, una sorta di vademecum che indichi le previsioni di legge e le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti.
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4. Le modifiche legislative: per migliorare l’applicazione della legge 380/2001, il Testo unico sull’edilizia che norma l’attività di vigilanza e contrasto all’abusivismo, sono necessarie alcune modifiche alle leggi che a vario titolo vengono chiamate in causa nell’iter della demolizione edilizia, la proposta al Parlamento di una serie di correttivi rispetto a ruoli e poteri degli enti, sanzioni, costi e affidamento degli interventi.
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5. Le tappe “Abbattiamoli” di Goletta verde 2012: una serie di appuntamenti lungo l’itinerario di viaggio della Goletta Verde che, con blitz e iniziative ad alto impatto mediatico, riaccendano i riflettori su casi clamorosi di abusivismo e di mancate demolizioni costiere.
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6. La verifica delle “case fantasma”: Legambiente, scegliendo alcune città campione, intende incrociare dati e mappe, per mettere in evidenza il patrimonio immobiliare abusivo finito nel conteggio degli immobili non accatastati e su cui i Comuni devono agire secondo quanto previsto dalla legge.
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7. L’analisi nazionale sull’abusivismo edilizio: un dossier che faccia la fotografia al patrimonio immobiliare abusivo del nostro Paese.
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8. La chiusura delle sanatorie: un’azione incisiva sulle istituzioni per fare in modo che i Comuni chiudano una volta per tutte le pratiche di sanatoria ancora aperte. Una parte delle richieste pendenti riguarda immobili che certamente non potranno mai beneficiarne, ma che restano nel limbo dell’incertezza e non vengono così avviati a demolizione. E in virtù dell’etichetta di “sanabile” sono regolarmente usati dai proprietari, se non anche affittati e trasmessi per via ereditaria.
Francesca Mancuso