Le coste densamente popolate e il contatto limitato con l’oceano aperto rendono il Mar Mediterraneo una vera e propria discarica di plastica
Le sue coste densamente popolate e il contatto limitato con l’oceano aperto rendono il Mar Mediterraneo una vera e propria discarica di plastica, secondo questo studio
Un nuovo studio ha utilizzato un algoritmo per provare a determinare la quantità di plastica presente nel nostro Mar Mediterraneo, e la cifra che è emersa è impressionante: circa 3.760 tonnellate cubiche di rifiuti plastici galleggiano nelle nostre acque – il 95% dei rifiuti totali. Il modello di calcolo messo a punto dai ricercatori dell’Hellenic Centre for Marine Research e utilizzato per questo studio può aiutare a monitorare l’effettivo stato di salute del Mediterraneo e le conseguenze dell’inquinamento sulla vita dell’intero ecosistema marino. Si pensi che l’80% della plastica in mare e il 98% delle microplastiche arrivano da fiumi, scoli e attività balneari come turismo e acquacoltura.
Il Mar Mediterraneo, che ospita un quarto della biodiversità marina globale, è già sotto i riflettori per la grande quantità di rifiuti che si trova al suo interno e che rischia di distruggere un patrimonio naturale di valore inestimabile. Gli organismi marini, infatti, ingeriscono gli oggetti di plastica o vi finiscono impigliati, con conseguenze spesso fatali: uno studio condotto in Grecia nel 2019 ha osservato il contenuto dello stomaco di alcuni mammiferi marini trovati morti sulle spiagge, scoprendo plastica in quasi un terzo di questi.
Il problema non sono solo i grossi rifiuti di plastica, ma anche le microplastiche che vengono facilmente ingerite da pesci e molluschi e che finiscono nella catena alimentare, arrivando anche sulle nostre tavole e rappresentando, quindi, un rischio per la nostra salute. Sono proprio vongole, cozze e altri frutti di mare i principali veicoli delle microplastiche all’uomo, perché vengono mangiati senza che venga loro rimosso l’apparato digestivo, dove si concentrano maggiormente le microplastiche.
Il nuovo studio non si concentra sugli impatti ecologici dell’inquinamento da plastica, ma i dati raccolti e le proiezioni fatte possono contribuire a monitorare la salute del Mediterraneo: data la scarsità di dati osservazionali e la variabilità della circolazione delle correnti oceaniche, la distribuzione della plastica nell’ambiente marino può essere molto difficile da predire – anche perché i rifiuti in plastica possono percorrere lunghe distanze, trasportati dalle onde, e allontanarsi molto dal luogo di provenienza. Ecco perché modelli come quello appena realizzato, che simulano il movimento e gli spostamenti della spazzatura in mare, possono fornire importanti informazioni per la previsione delle aree in cui la spazzatura andrà ad accumularsi, e su come queste aree possano essere minacciate dai rifiuti.
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Fonte: Frontiers in Marine Science
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