Uno studio evidenzia come i livelli di ossido di azoto stiano aumentando di nuovo da aprile, vanificandoi risultati raggiunti con il lockdown
Gli animali selvatici che invadevano le strade sono ormai un lontano ricordo. Il lockdown dovuto alla pandemia di coronavirus aveva avuto effetti benefici sull’ambiente. Ma ora un nuovo studio evidenzia che i livelli di ossido di azoto stanno già aumentando, vanificando così gli ottimi risultati e tornando come prima, come se nulla fosse.
Il Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA) ha analizzato la presenza del diossido di azoto nell’aria di 12 grandi città. Tra loro ci sono anche Roma, Londra, Parigi e New Delhi. Nello studio, i ricercatori hanno elaborato un modello che ha tenuto conto di venti e piogge, ma anche di altre condizioni atmosferiche che vanno a influire molto sulla quantità di gas inquinanti nell’aria.
Quello che è emerso è preoccupante. Dieci giorni dopo l’inizio del lockdown, il livello di diossido di azoto era calato del 27% rispetto alla media dello stesso periodo tra il 2017 e il 2019. Dopo il mese di aprile, però, è tornato a salire e ad agosto è arrivato quasi allo stesso livello di febbraio.
Major @TheEconomist story with our data: Drop in #pollution during #COVID19 lockdowns averted 15,000 deaths in 12 of the world's major cities. Now pollution is rebounding even as new infections stay as high as ever, in double whammy for respiratory health.https://t.co/JqgX1x2Bt6 pic.twitter.com/Q9e0A2CGGo
— Centre for Research on Energy and Clean Air (@CREACleanAir) September 3, 2020
“Le persone tornano dalle vacanze, le economie si rimettono in moto e l’inquinamento dell’aria si riavvicina ai livelli pre-pandemia”, scrive The Economist che riporta la ricerca.
Ed è proprio così, con il ritorno alla quotidianità il traffico è già agli stessi livelli, secondo quanto riportano i dati di una società che si occupa di tecnologia per le geolocalizzazioni. Come dicevamo, tra febbraio e marzo la quantità di diossido di azoto presente nel Nord Italia era diminuita del 10%. E la stessa cosa era successa nel resto del mondo. A Jalandhar, ad esempio, in primavera era visibile la catena dell’Himalaya da 160 chilometri di distanza. Un panorama che adesso non si vede più.
Fonte: The Economist
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