Allarmismo e false soluzioni, così la lobby dei pesticidi intralcia la Farm to Fork che intende ridurne l’uso

I pesticidi sono una delle principali cause del declino della biodiversità, per questo l'Ue sta fissando degli obiettivi per la loro riduzione. La lobby dei pesticidi però non ci sta e, con una serie di tattiche, cerca di mettere i bastoni tra le ruote

Il 23 marzo 2022, la Commissione europea renderà noti i dettagli della sua proposta in merito a come l’Ue dovrebbe ridurre la dipendenza dai pesticidi di almeno il 50% entro il 2030. Si tratta di uno dei quattro obiettivi chiave di riduzione fissati dalla Commissione nell’ambito del Green Deal, pubblicato a maggio 2020.

La revisione della Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sud) è la prima proposta legislativa che concretizza gli obiettivi della Farm to Fork, strategia che intende ridurre l’impatto ambientale e climatico della produzione primaria, garantendo contemporaneamente agli agricoltori il giusto ritorno economico. Si tratta di un piano decennale che ha l’obiettivo di guidare l’Ue verso un sistema alimentare che sia allo stesso tempo equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

E per fare questo non si può che agire anche sul fronte dei pesticidi. Le prove di quanto queste sostanze stiano distruggendo la biodiversità sono ormai note a tutti e confermate da diversi studi scientifici, molti dei quali hanno evidenziato anche i possibili effetti negativi di alcuni fitofarmaci sulla salute umana.

L’Europa intende dunque stringere su questo punto ma la lobby dei pesticidi sta facendo di tutto per fermare il naturale processo verso la riduzione dell’uso di tali sostanze. Un nuovo rapporto del Corporate Europe Observatory mette in luce le tattiche che la lobby sta utilizzando per mettere in crisi gli obiettivi del Farm to Fork in Europa.

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Il rapporto si basa su documenti ottenuti dalla Commissione europea ma anche su un rapporto interno di CropLife Europe e proprio da quest’ultimo in particolare si sono scoperti i veri obiettivi dei membri che fanno parte di questo gruppo (parliamo di Bayer, BASF, Syngenta e Corteva).

In pratica quello che emerge è che, mentre l’industria dei pesticidi promette di migliorare e sostenere gli impegni europei, di fatto nell’ombra lavora al contrario per estendere le libertà dei propri membri e per non aver alcuni impegno obbligatorio e uniforme in tutti i paesi dell’Ue.

Ma quali sono le strategie utilizzate dalle lobby? Lo spiega il Corporate Europe Observatory:

Queste tattiche vanno dall’allarmismo con ‘studi d’impatto’, mobilitando paesi terzi (in particolare gli Stati Uniti) per fare pressione sull’UE, a distrarre i decisori con impegni volontari o altre false soluzioni. Mentre combattono gli obiettivi di riduzione con le unghie e con i denti, aziende come Bayer fanno anche forti pressioni per la deregolamentazione delle sementi OGM da nuove tecniche come CRISPR-Cas e spingono gli strumenti digitali per gli agricoltori. Questo fa parte del loro nuovo modello di business, per compensare o in aggiunta alle vendite di pesticidi.

E non è ancora finita:

Anche l’orribile invasione russa in Ucraina è stata colta come un’opportunità da FNSEA, la grande lobby agricola francese, come scusa per chiedere che la strategia dell’UE Farm to Fork venga riconsiderata, definendola una “strategia di decrescita”, così come altre misure ambientali della PAC della politica agricola dell’UE. Questa richiesta è stata ripresa dal Copa-Cogeca, dal gruppo conservatore del PPE e dalla direzione della commissione agricoltura del Parlamento europeo.

Insomma è chiaro che la lobby dei pesticidi rema contro agli impegni che si vuole finalmente assumere l’Ue ma speriamo non abbia la meglio.

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Fonte: Corporate Europe Observatory

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