Chicaje, giovane attivista indigena peruviana, ha ottenuto il Goldman Prize 2021 per il suo impegno nella creazione di un nuovo parco.
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Liz Chicaje Churay (1982-), leader indigena peruviana, è una dei sei vincitori del 2021 Goldman Environmental Prize, un premio annuale dedicato ad attivisti ambientali che operano dal basso. La difesa della terra sacra al popolo da cui proviene l’ha portata a lottare per la creazione nel 2018 di una nuova area naturale protetta nel suo paese, il Parco Nazionale di Yaguas.
Una conquista importante non solo per la tutela dell’ambiente e, in particolare, dell’Amazzonia, ma anche per la salvaguardia e il mantenimento delle risorse naturali, a beneficio delle popolazioni locali e delle comunità native.
Secondo un rapporto del Servizio nazionale delle aree naturali protette del Perù, il parco nazionale garantirà la cattura di circa 1.5 milioni di tonnellate di carbonio nei prossimi 20 anni.
Vincitrice del premio Goldman per l’America centrale e meridionale, la 38enne Liz Chicaje Churay, grazie agli sforzi da lei profusi insieme ai suoi partner, ha spinto il governo peruviano a creare nel gennaio 2018 il Parco Nazionale di Yaguas, che include un’ampia porzione di territorio amazzonico, quello peruviano, in una delle aree a più elevata biodiversità del mondo.
Chicaje è stata nominata per il prestigioso premio insieme a Benjamin Rodriguez, un altro leader indigeno che ha lavorato per la protezione della regione di Yaguas. Rodriguez è però deceduto nel luglio 2020 a causa di complicazioni dovute al COVID-19.
Yaguas: un patrimonio immenso
Di dimensioni paragonabili al Parco Nazionale di Yellowstone (Stati Uniti), il Parco Nazionale di Yaguas, situato nella regione nord-orientale di Loreto, protegge oltre due milioni di acri di foresta pluviale amazzonica. La sua istituzione ha rappresentato un passo fondamentale per la conservazione della biodiversità in Perù ed è altrettanto rilevante per la salvaguardia di migliaia di specie selvatiche rare e uniche, per la conservazione delle torbiere ricche di carbonio, e, non da ultimo, per la tutela delle comunità indigene.
Questo remoto angolo nordorientale del Perù ospita 3.000 specie di piante, 500 specie di uccelli e 550 specie di pesci, oltre a lamantini, delfini di fiume, lontre giganti e scimmie lanose.
Inoltre, tratti di torbiere sono sparsi in questa parte della foresta amazzonica. Le torbiere, che sono un tipo di zona umida, sono considerate tra gli ecosistemi più preziosi del nostro pianeta Terra, poiché sono fondamentali per la biodiversità, per l’accesso ad acqua potabile sicura e per il controllo delle inondazioni. Le torbiere aiutano anche a mitigare i cambiamenti climatici in quanto sono enormi riserve di carbonio.
Il Parco nazionale di Yaguas è disabitato, ma 29 comunità indigene risiedono appena fuori dai suoi confini e la protezione dell’area è vitale per la loro sopravvivenza. Le suddette comunità dipendono dalle ricche risorse naturali di questo sofisticato e prezioso ecosistema, in particolare dai pesci, e considerano sacri i fiumi e la terra.
Stop al business della gomma, al disboscamento e all’estrazione mineraria
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il boom del business della gomma nella regione ha messo a rischio gli alberi e condannato a torture, mutilazioni lavori forzati e schiavitù anche gli indigeni della comunità Bora. Le vittime dei “baroni della gomma” sarebbero state oltre 100mila.
Negli ultimi 20 anni, il disboscamento illegale e l’estrazione mineraria hanno afflitto la regione e i suoi abitanti, i quali hanno a lungo denunciato e resistito all’invasione delle sacre terre ancestrali. Secondo il Conservation Strategy Fund, si prevedeva che l’estrazione illegale e il disboscamento pianificati per l’area avrebbero avuto un impatto devastante su 3.8 milioni di acri nei prossimi 20 anni.
Lotte indigene a Loreto
Come già accennato, Liz Chicaje Churay è una leader della comunità indigena Bora di Loreto, in Perù; è anche presidente di una cooperativa agricola ed ex presidente della Federazione delle comunità indigene del fiume Ampiyacu.
È diventata un’attivista per la prima volta nella sua comunità all’età di 16 anni, quando ha iniziato a partecipare a riunioni sulla difesa del territorio ancestrale di Bora dal disboscamento illegale e da altre incursioni illegali. Nello stesso anno, è diventata neomamma. Durante la campagna per proteggere gli Yaguas, portava spesso con sé la sua giovane figlia, mentre trascorreva lunghi periodi lontana dal resto della sua famiglia mentre viaggiava in tutta la regione.
Di fronte alla crescente invasione di taglialegna e minatori illegali nel dipartimento di Loreto, Chicaje e la sua comunità si sono resi conto che lo status formale di parco nazionale avrebbe consentito di proteggere le foreste pluviali e i sistemi fluviali della regione.
Chicaje e i suoi partner hanno quindi lanciato una campagna su più fronti per sostenere la creazione del parco. Hanno collaborato con funzionari governativi, ambientalisti e scienziati, compresi i ricercatori del Field Museum di Chicago, che hanno condotto una mappatura partecipativa e analizzato le immagini satellitari disponibili. Hanno anche coinvolto la popolazione locale in progetti di educazione e divulgazione ambientale affinché sostenessero la loro causa.
Chicaje e la sua coalizione hanno inventato inedite strategie per rafforzare le organizzazioni locali e la loro leadership, allo scopo di creare una solida base di sostegno politico a favore della fondazione del parco. Nel tentativo di unire i vari gruppi indigeni della regione circostante, Chicaje ha viaggiato molto in barca in aree remote, dove ha incontrato le diverse comunità, con cui si è confrontata direttamente sulle questioni legate alla creazione del parco.
La sua notevole capacità diplomatica le ha consentito di generare consenso e, alla fine, con l’aiuto di altri leader indigeni, ha convinto 23 delle 29 comunità indigene locali ad approvare il parco; la giovane attivista ha anche ottenuto il sostegno di sette distinte organizzazioni indigene.
Inoltre, Chicaje ha visitato le capitali regionali e nazionali per incontrare ministri del governo, funzionari eletti e ambasciatori stranieri, portando avanti con coraggio la causa del suo popolo. Ha chiesto a gran voce che, una volta creato, il parco avrebbe dovuto ospitare, senza restrizioni di accesso, i popoli indigeni dediti alla caccia e alla pesca, come avveniva da generazioni in quel territorio. Nel 2017, Chicaje (e l’altro premiato, Benjamin Rodriguez) si sono recati a Bonn, in Germania, per la COP23 come parte della delegazione ufficiale del Perù.
Insomma, questa giovane attivista ha dimostrato che 868.000 ettari di terra sacra vanno protetti con ogni mezzo, per le generazioni — presenti e future — non solo del Perù, ma di tutto il mondo.
Fonti: Goldman Prize/BBC