L’Italia dovrebbe imparare dagli errori che hanno portato all’alluvione nelle Marche (ma sembra improbabile che lo faccia)

Come ogni anno, il 13 ottobre si celebra la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali: stimolare l’uso consapevole del suolo e la cura del territorio deve essere oggi più che mai tra le prime righe delle agende dei Governi (e di noi consumatori)

Il 13 ottobre ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri ambientali. Istituita dall’Onu nel 1989, si propone di porre l’accento sull’importanza di contenere i rischi dovuti alle catastrofi naturali e mira a sensibilizzare sugli effetti dei fenomeni estremi, sempre più diffusi in tutto il mondo.

Terremoti, frane, lunghi periodi di siccità alternati ad alluvioni, tsunami, uragani, una dopo l’altra una serie di catastrofi che hanno sempre una crescente intensità e una maggiore frequenza sono accentuati, complice la crisi climatica, dovuta a sua volta a processi legati ad azioni antropiche quali la deforestazione e la emissione in atmosfera di gas climalteranti.

Leggi anche: Giornata dei Fiumi: siccità, alluvioni, inquinamento e abusivismo, ecco come siamo arrivati a distruggere i nostri corsi d’acqua (e la vita stessa)

Restano indelebili le recenti, drammatiche immagini dell’alluvione delle Marche, così come l’aumentare degli incendi e delle frane che, continuamente, mettono in ginocchio il territorio nazionale. Per mitigare gli effetti di questi fenomeni occorre sempre più implementare sistemi che proteggano le popolazioni dagli effetti degli eventi estremi, in particolare le comunità più fragili, dicono dal Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG).

Cosa c’è da fare? Molto, moltissimo. Non solo l’azione dei geologi, ma di tutte le istituzioni pubbliche, deve essere rivolta all’uso consapevole del suolo, alla cura del territorio e alla difesa e mitigazione dei rischi derivanti dal dissesto idrogeologico.

Il report dell’ONU

Metà dei Paesi a livello globale non è protetta da sistemi di allerta precoce contro le catastrofi e i numeri peggiori arrivano dai Paesi in via di sviluppo, più vulnerabili sul fronte del cambiamento climatico.

A dirlo è il rapportoGlobal Status of Multi-Hazard Early Warning Systems – Target G“, elaborato da due uffici delle Nazioni Unite, che mostra come “i Paesi con una copertura di allerta precoce limitata abbiano una mortalità per catastrofi otto volte superiore rispetto ai Paesi con una copertura da sostanziale a completa“.

Il mondo non sta investendo nella protezione di vite e di mezzi di sussistenza di coloro che sono più vulnerabili. Chi ha fatto di meno per causare la crisi climatica sta pagando il prezzo più alto, afferma il segretario generale dell’Onum António Guterres, invitando tutti i Paesi a investire in sistemi di allerta precoce e chiedendo all’Organizzazione mondiale della meteorologia di guidare una nuova azione per garantire che ogni persona sulla Terra sia protetta da sistemi di allerta precoce nei prossimi cinque anni.

Il rapporto, inoltre, evidenzia che “meno della metà dei Paesi meno sviluppati e solo un terzo dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo dispongono di un sistema di allerta precoce multi-rischio“.

I sistemi di allerta precoce sono un mezzo collaudato per ridurre i danni alle persone e alle risorse prima che si verifichino pericoli imminenti, tra cui tempeste, tsunami, siccità e ondate di caldo e, dal momento che i cambiamenti climatici causano eventi meteo estremi più frequenti e imprevedibili, gli investimenti in sistemi di allerta precoce relativi a molteplici rischi sono più urgenti che mai.

Il rapporto delle Nazioni Unite, infine, raccomanda di investire in tutti i settori dei sistemi di allerta precoce – soprattutto “nella conoscenza dei rischi per una migliore pianificazione e nel costruire la capacità di agire tempestivamente da parte delle comunità a rischio” – e di investire per un migliore accesso alla tecnologia per monitorare in modo più efficace i rischi e in una comunicazione più rapida degli avvisi e un migliore tracciamento dei progressi.

Un piano d’azione su come aumentare la copertura globale sarà presentato dal Wmo alla Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, in programma a novembre a Sharm El-Sheikh, in Egitto. Ma caveremo un ragno dal buco?

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonti: CNG / UNDRR

­Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram