La credibilità dell 'IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change , la commisssione integovernativa dell' ONU sui cambiamenti climatici, sembra aver raggiunto i minimi storici. E' di questi giorni,infatti, la notizia secondo cui l' IPCC, per fare le proprie valutazioni sui cambiamenti climatici in seguito alla emissione in atmosfera di anidride carbonica, avrebbe usato delle fonti, per così dire, non proprio scientificamente ortodosse.
La credibilità dell ‘IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change , la commisssione integovernativa dell’ ONU sui cambiamenti climatici, sembra aver raggiunto i minimi storici. È di questi giorni,infatti, la notizia secondo cui l’ IPCC, per fare le proprie valutazioni sui cambiamenti climaticiin seguito alla emissione in atmosfera di 2” >anidride carbonica, avrebbe usato delle fonti, per così dire, non proprio scientificamente “ortodosse”.
A sostenerlo è il celebre quotidiano inglese Telegraph, secondo il quale le previsioni dell’ IPCC si sarebbero basate sulla tesi di laurea di uno studente svizzero della Università di Berna e su un articolo di giornale, ma non una rivista scientifica, bensì una nota rivista di alpinismo che riportava le impressioni delle guide alpine in merito al ritirarsi di alcuni ghiacciai svizzeri. Affermazioni gravi, che gettano un’ombra sinistra su quello che dovrebbe essere uno dei più alti consessi scientifici e decisionali al mondo, in grado di influire pesantemente sulle scelte politiche ed economiche dei Governi.
Peraltro la notizia giunge a poca distanza dalla smentita, di cui vi abbiamo parlato, che lo stesso IPCC aveva dovuto fare in merito alle proprie previsioni sullo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya, ammettendo di aver fatto un errore nel proprio rapporto AR4, sposato in pieno dall’ONU. Per nostra fortuna, dunque, i ghiacciai dell’ Himalaya non si scioglieranno entro il 2035, come inizialmente previsto. Ma potremo ancora fidarci dell’ IPCC ? O si tratta solo di campagne denigratorie?
E pensare che con le sue valutazioni sullo scioglimento dei ghiacchiai dell’Himalaya, per quanto estremamente allarmanti, aveva vinto il Nobel nel 2007 insieme ad Al Gore. Del resto la previsione sullo scioglimento dei ghiacciai aveva suscitato molto allarme, e fin da subito, anche aspre critiche da numerosi studiosi che, alla fine, hanno portato l’ IPCC a rivedere i propri studi. Il Vice presidente dell’Iccp, Jean-Pascal van Ypersele, ha ammesso lo sbaglio, ma ha anche replicato vivacemente alle accuse. “Io non vedo come un errore in un rapporto di 3 mila pagine possa danneggiare la credibilità dell’intera relazione“. E ha aggiunto: “Alcune persone cercano di usarlo per danneggiare la credibilità del Ipcc, ma se siamo in grado di scoprire, spiegare e modificare l’errore, la credibilità dell’Ipcc ne esce rafforzata, mostrando che siamo pronti a imparare dai nostri errori“.
Già, ma se fosse vero quanto asserito dal Telegraph, adesso ci sarebbero altri due errori, ed alquanto grossolani, da giustificare. Se poi aggiungiamo a tutto ciò i risultati di alcuni recenti studi americani, riportati sulla rivista Nature, secondo i quali i ghiacciai artici si scioglierebbero per cause naturali (fenomeni vulcanici in profondità) e non per cause imputabili all’attività umana, allora le nostre certezze sui cambiamenti climatici e sul modo di combatterli rischiano davvero di vacillare.
Riteniamo, tuttavia, che i cambiamenti climatici restino un problema serio e che, nonostane le discussioni, a volte inconcludenti, dei grandi della terra in merito agli obiettivi di riduzione delle 2” >emissioni di CO2, i nostri atteggiamenti quotidiani finalizzati alla riduzione del nostro impatto non debbano per questo cambiare.
Andrea Marchetti