E' stata presentato ieri la relazione della Commissione Europea, in collaborazione con l'Agenzia europea dell'Ambiente, sullo stato di balneabilità delle acque dei paesi membri.
Se grazie alle e alle abbiamo un quadro più preciso per scegliere in quale spiaggia nostrana andare a fare il bagno, arriva il rapporto annuale della Commissione Europea per informarci sullo stato di quelle più balneabili degli Paesi membri.
Stando alla relazione presentata ieri dall’Agenzia europea dell’ambiente, migliora la qualità delle acque di balneazione nell’Unione Europea: nel 2008, infatti, il 96% delle zone delle zone costiere e il 92% di quelle lungo i fiumi e sui laghi ha rispettato gli standard minimi previsti dalla Commissione. Un incremento rispettivamente dell’1,1% e del 3,3% se confrontati con quelli del 2007. Dato questo che acquista ulteriormente valore se pensiamo che nel 1990 il tasso entro i limiti dei valori obbligatori fissati era dell’80% per le acque costiere e del 52% per le acque interne.
Delle 21.00 zone di balneazione controllate in tutta l’Unione europea nel 2008, 75 siti in più rispetto all’anno precedente, due terzi si trovano lungo le coste – in particolare in Italia, Grecia, Francia e Danimarca -, e gli altri, prevalentemente in Germania e Francia, lungo fiumi e sui laghi.
Lo stato di salute delle acque di balneazione, valutate secondo una serie di parametri fisici, chimici e microbiologici, è stato mappato dall’AEA che ha pubblicato sul proprio sito i dettagli e le cartine, ingrandibili, di tutte le zone europee analizzate, mentre una sintesi del rapporto è disponibili sul sito della Commissione insieme insieme alle relazioni specifiche riguardanti gli stati membri, tra cui è possibile scaricare in pdf anche quello dell’Italia.
Il Bel Paese, chiarite con Bruxelles le modalità con cui si scelgono i punti da campionare che avevano creato motivi di incomprensione negli anni passati, è stato, nel complesso promosso con un 92,8% delle spiagge risultate entro i parametri obbligatori. Tra gli oltre 4.900 rilevamente effettuati, sono risutate 302 zone costiere off-limit vietate alla balneazione proprio in funzione dei criteri di rilevamento adottati. Ma come spiega Jacqueline McGlade, direttore dell’agenzia per l’Ambiente, «in base alla direttiva europea Ue, il paese sceglie le spiagge su cui effettuare i suoi rilevamenti. Nel 2008, l´Italia ha scelto invece di fare una mappatura di tutte le sue coste comprese le spiagge presso i centri abitati, i siti industriali, le foci di fiumi e gli scarichi dei depuratori».
Equivoci metodologici a parte, la relazione annuale della Commissione rimane uno strumento utile a disposizione dei cittadini che, direttamente sul web “possono non solo controllare la qualità delle acque di balneazione nel loro luogo di residenza o nei luoghi di vacanza ma anche partecipare più attivamente alla protezione dell’ambiente”.
Simona Falasca