L’Europa è il primo continente a dichiarare lo stato di ‘emergenza climatica’

L’Europa è la prima a dichiarare emergenza climatica. Tutte le proposte di legge dovranno essere in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5 gradi.

Il Parlamento europeo ha finalmente approvato oggi 28 novembre una risoluzione non legislativa per dichiarare l’“emergenza climatica” negli stati membri dell’Unione. La proposta è stata approvata con 429 voti a favore, 225 contrari e 19 astensioni. L’Europa diventa così il primo continente a dichiarare emergenza climatica.

Di fronte ai crescenti disastri meteorologici, agli incendi boschivi ormai ovunque, alle gravi inondazioni in Europa e a tutti i fenomeni collegati ai cambiamenti climatici, i governi sono sotto esame per trovare soluzioni urgenti al vertice delle Nazioni Unite che si terrà a Spagna dal 2 al 13 dicembre.

E così arriva oggi una risoluzione già attesa da tempo (alcuni dicono che si dovrebbe parlare di “urgenza” più che di “emergenza”) che mira innanzitutto a sollecitare la neo presiedente della Commissione europea Ursula von der Leyen a valutare “pienamente” l’impatto climatico e ambientale di tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti. Tutte, cioè, dovranno essere in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi.

In più, sempre in vista della COP25 di Madrid, invita i Paesi dell’Unione a raddoppiare i contributi al Fondo per i cambiamenti climatici e ad eliminare gradualmente tutti i sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili entro il 2020.

In un’altra risoluzione, l’Europarlamento esorta l’Unione a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al massimo entro il 2050 e chiede maggiori tagli alle emissioni di Co2 con l’aumento dal 40% al 55% degli obiettivi già al 2030.

I deputati chiedono inoltre alla von der Leyen di includere nel Green Deal europeo un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030 mentre, quanto alle emissioni globali per il trasporto aereo e marittimo,  tutti i Paesi dovrebbero includerle nei loro piani di contribuzione nazionale (NDC).

Scienziati e attivisti insoddisfatti avvertono che, nonostante queste misure, le risoluzioni rimangono insufficienti per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di ridurre le emissioni in modo da limitare gli aumenti di temperatura tra 1,5 e 2 gradi C con per quanto riguarda i livelli preindustriali.

Noi dalla nostra diciamo che, fino a pochi anni fa non si parlava nemmeno di cambiamenti climatici, per cui che il Parlamento europeo abbia dichiarato una emergenza climatica è già un grosso passo in avanti.

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