Dopo una campagna di tre mesi supportata da oltre 1 milione di persone in tutto il mondo, Lego ha annunciato che non rinnoverà il suo contratto con Shell, accusata da Greenpeace di distruggere l’Artico.
Dopo una campagna di tre mesi supportata da oltre 1 milione di persone in tutto il mondo, Lego ha annunciato che non rinnoverà il suo contratto con Shell, accusata da Greenpeace di distruggere l’Artico.
Si tratta di una notizia molto positiva per i difensori dell’Artico e per gli appassionati dei Lego, i mattoncini colorati con cui tutti noi abbiamo giocato da bambini. È di certo un duro colpo per la strategia di marketing attuata da Shell, che ha attivato partnership con i marchi più amati per ripulire la propria immagine.
Lego ha detto No a Shell, fine della love story. O almeno questa è la speranza di Greenpeace, che festeggia la propria nuova vittoria per il bene dell’Artico. La campagna ha avuto inizio con un video virale che si è diffuso molto rapidamente sul web. Al centro le versioni Lego dei protagonisti di Game of Thrones, un orso polare a rischio di estinzione e una melodia strappalacrime.
Il video ha raggiunto in breve tempo ben 6 milioni di visualizzazioni. La campagna è proseguita con attività di protesta che hanno coinvolto adulti e bambini. Insieme hanno giocato con i Lego alle porte del quartier generale della Shell, a Londra.
Non vedremo più mattoncini e giocattoli Lego che riportino il marchio Shell? La speranza è che Lego si distacchi per sempre dal supporto alla multinazionale petrolifera. Non sono mancate le proteste in stile Greenpeace, con mattoncini e personaggi Lego posizionati in punti strategici, da Londra a Parigi, fino a Buenos Aires.
Oltre 1 milione di persone hanno inviato a Lego in soli 3 mesi il proprio messaggio per chiedere di porre fine al contratto con Shell. Un’azione che mostra l’incredibile forza e la potenza inarrestabile di un grande movimento di cittadini contro l’operato delle multinazionali.
Lego ha abbandonato Shell. Ora Shell abbandonerà l’Artico?
Marta Albè
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