Le spugne marine del mondo stanno morendo: colpa di un batterio (e della crisi climatica)

La simbiosi fra spugne e microbi, minacciata da crisi climatica e aumento delle temperature dei mari, è all'origine dell'estinzione di queste specie così importante per l'ecosistema marino

Le spugne marine che vivono sui fondali dei mari del mondo rischiano di morire a causa dell’aumento della temperatura delle acque, che provoca la morte di un batterio essenziale per la loro sopravvivenza.

È quanto ha appena dimostrato lo studio condotto da un team di ricercatori australiani e neozelandesi, che aggiunge un tassello importante al puzzle degli effetti della crisi climatica sulle popolazioni di spugne in tutto il mondo.

Diversamente da come si riteneva in passato, purtroppo, le spugne sono esseri viventi molto sensibili ai cambiamenti della temperatura, e la crisi climatica in atto rischia di avere un impatto devastante sulla loro sopravvivenza.

Spugne ed ecosistemi

Le spugne sono una specie antichissima: la loro presenza sulla Terra è attestata già 540 milioni di anni fa, come anche il fondamentale ruolo che svolgono per la sopravvivenza degli ecosistemi marini.

Offrono cibo e riparo a molte specie di piccoli pesci e crostacei, filtrano e depurano migliaia di litri di acqua ogni giorno e ospitano colonie microbiche importanti per la biodiversità dell’habitat.

Ma non solo: danno anche ospitalità a decine di colonie microbiche, che in cambio riciclano i nutrienti, producono energia e difendono la spugna da predatori e malattie.

Insomma, si tratta di una relazione essenziale e vantaggiosa per entrambe le parti – quella fra spugne e microbi – ma è proprio questa relazione, minacciata dalla crisi climatica, a essere alla base dell’estinzione dei preziosi animali.

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Lo studio australiano

I ricercatori hanno indagato le dinamiche sottese alla sopravvivenza di una spugna che si trova comunemente sulla Grande Barriera Corallina e nell’Oceano Pacifico: la Stylissa flabelliformis, meglio nota come “spugna ventaglio arancione”.

La scelta non è stata casuale: questa spugna, infatti, è nota per essere molto sensibile all’aumento della temperatura dell’acqua – anche solo di pochi gradi.

Passando da ambienti con una temperatura più bassa (28,5°C) a quelli con una temperatura leggermente più alta (31,5°C) lo scenario che si sono trovati davanti gli scienziati è stato molto diverso: si è passati infatti da spugne sane alle temperature più fresche, a spugna necrotiche o morenti nelle acque più calde.

Questo drastico cambiamento è dovuto alla sparizione di un gruppo di microbi noto come archaea, fondamentale per disintossicare la spugna dalle tossine, che muore a causa dell’aumento delle temperature e che rappresenta il 10% della popolazione microbica ospitata dalla spugna.

spugne

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Fonte: ISME Communications

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