Le 10 peggiori forme di inquinamento al Mondo

Maree nere, scorie nucleari, smog cittadino, ecco la lista delle 10 peggiori forme di inquinamento nel mondo e i loro effetti sull’uomo.

Viviamo nell’era dello Squilibrio Naturale, siamo in troppi, consumiamo risorse in quantità sempre crescente e i rifiuti invadono il Pianeta. L’energia impiegata per alimentare l’attuale sistema produttivo mondiale, ha sempre un sottoprodotto di scarto. È il principio del “nulla si crea e nulla si distrugge ma, tutto si trasforma”. In cosa? Ecco una lista delle 10 peggiori forme di inquinamento nel Mondo e i loro effetti sull’uomo.

Riversamenti di petrolio

Marea nera del Golfo del Messico

Tra i peggiori disastri ambientali del globo, la Marea Nera nel Golfo del Messico occupa le prime posizioni. Uccelli e mammiferi marini invischiati nelle masse oleose che stratificano sulla superficie del mare, fondali devastati, litorali contaminati e una prospettiva di rientro del danno che supera il decennio.

Sono le dirette conseguenze di un incidente eccezionale ma non troppo, basti ricordare quello del 2002 che proclamò lo stato d’emergenza per le isole Galapagos, le 123.000 tonnellate di greggio riversate in mare nel 1967 sulle coste della Cornovaglia, il disastro nel golfo di Oman nel ’72 e così via fino ai giorni nostri.

Piattaforme che esplodono, incidenti nel trasporto marittimo, operazioni sulle navi, scarichi urbani e industriali minacciano interi ecosistemi. Pensate che la fonte principale di inquinamento marino da idrocarburi consiste nello scarico in mare di acque contaminate utilizzate per il lavaggio delle cisterne. Il 20% dell’inquinamento totale arriva da lì.

I volatili subiscono seri danni al piumaggio che garantisce loro isolamento termico e impermeabilità. Intere aree marine si trasformano in “zone morte”, prive di ossigeno, cancellando qualsiasi forma di vita.

Tra i fenomeni meno evidenti e più dannosi, il bio-accumulo ovvero l’arricchimento di una sostanza cancerogena, come ad esempio gli idrocarburi aromatici policiclici (IPA), nei tessuti animali per respirazione, ingestione di cibo o contatto. Il fenomeno causa alterazioni nella riproduzione, formazione di carcinomi e patologie ormonali capaci di mettere in pericolo l’intera specie.

Non solo, entrando nei tessuti animali, gli idrocarburi contenuti nel petrolio vengono immessi nella catena alimentare minacciando pescherie, industrie e centinaia di consumatori.

Radioattività

Chernobyl

I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il disastro di Chernobyl dell’86 e gli oltre 100 incidenti in 50 anni di storia non hanno impedito a governi e grandi multinazionali di percorrere la strada atomica. Il colosso del nucleare Areva, ad esempio, è riuscito a contaminare il Niger superando di 500 unità il limite di radioattività consentito per legge. Qui, le strade trasudano uranio.

Scorie e scarti radioattivi sono la normale conseguenza di centrali nucleari, armi atomiche, lavorazioni mediche e industriali, laboratori di ricerca e impianti di fabbricazione del combustibile a ossidi misti (MOX). Che siano ad alta, media o bassa attività tutti i rifiuti radioattivi sono potenziali contaminatori di acqua, aria e terra. L’avvelenamento da radiazione può portare a gravissimi danni genetici facilitando l’insorgenza di carcinomi e forme di leucemia infantile.

Il rischio di contaminazione, molto elevato nell’uomo, causa danni fisici irreversibili. Il problema maggiore resta il tempo di decadimento delle scorie. Alcuni rifiuti radioattivi necessitano di migliaia di anni per diventare inerti, continuando a minacciare flora e fauna locale per secoli.

Tra gli episodi più recenti e ancora irrisolti che coinvolgono l’atomo c’è il caso dello stadio olimpico di Londra, progettato per i giochi del 2012. Sembrerebbe che l’area scelta per il futuro parco olimpico sia un sito radioattivo. E mentre le autorità smentiscono, è stata avviata un’inchiesta parallela e indipendente per dissipare ogni dubbio e garantire sicurezza e tranquillità a operai e cittadini della zona.

Inquinamento urbano

polveri sottili

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i morti per inquinamento atmosferico raggiungono la cifra annua dei 2.4 milioni. Metropoli densamente popolate come Los Angeles, Mumbai, Cairo, Beijing e Hong Kong hanno la peggiore qualità dell’aria, inquinamento che ha come diretta conseguenza l’allarmante aumento di casi di asma e decessi dovuti a malattie polmonari.

Bastano sette giorni di esposizione alle polveri sottili per sconvolgere il DNA umano. L’aumento del rischio di ictus e infarti è legato al fenomeno dell’inquinamento urbano, le polveri sottili, infatti, hanno conseguenze devastanti sulla genetica e respirare PM10 può avere effetti che vanno dalle più banali allergie al rischio di trombosi.

Il caso più allarmante di inquinamento atmosferico risale al 1952 quando, a Londra morirono 8.000 persone in pochi mesi per la catastrofe ambientale che fu battezzata Grande Smog. Quattro giorni di nebbia densa e maleodorante causata dagli elevatissimi consumi di carbone da parte dei londinesi, che avvolse la città provocando quasi 20.000 vittime tra decessi e malattie.

A 58 anni di distanza, l’inquinamento urbano si manifesta in tutta la sua gravità in Cina. Sono molte le città nel Pese del Dragone che hanno riscontrato un aumento dei livelli di smog. A Hong Kong i livelli registrati sono da record, costringendo le autorità a proibire qualsiasi attività all’aria aperta.

Avvelenamento da mercurio

sogliole tossiche nel tirreno

Il mercurio è un metallo pesante altamente tossico che viene spesso impiegato in diverse attività antropiche come centrali a carbone, miniere, lavorazioni industriali e agricole, produzione di cemento, ferro e acciaio.

Una volta immesso nell’ambiente, il mercurio si accumula nel suolo, nell’acqua e in atmosfera contaminando habitat e specie animali. I casi più diffusi di avvelenamento da mercurio si riscontrano nella catena alimentare marina, non ultimo quello delle sogliole tossiche nel Tirreno denunciato da Greenpeace.

Il consumo di pesce rappresenta la più significativa fonte di contaminazione da mercurio negli esseri umani. Alcuni effetti dell’avvelenamento includono handicap neurologici, malattie ai reni, perdita di capelli, denti e unghie, e un’estrema debolezza muscolare. (Foto: Greenpeace)

Gas serra

India emissioni CO2

Vapore acqueo, anidride carbonica, ozono e metano sono i gas serra più comuni in atmosfera. Tra questi, la CO2 è sicuramente la più dibattuta, madre del surriscaldamento globale denunciato con forza da Al Gore, l’anidride carbonica ha raggiunto livelli elevatissimi con l’incremento delle attività antropiche.

Gli effetti prodotti dall’aumento di CO2 vanno dall’acidificazione, monitorata recentemente nell’Artico con la missione Arctic Under Pressure di Greenpeace, alla perdita di biodiversità per arrivare alla minaccia dell’innalzamento del livello del mare, conseguenza diretta dello scioglimento dei ghiacciai.

Gli effetti sull’uomo? la prospettiva di veder ridotte all’osso le riserve idriche a disposizione a causa del cambiamento climatico che sta aumentando l’estensione delle aree desertiche del pianeta costringendo intere popolazioni a migrare in cerca di luoghi più accoglienti.

Inquinamento farmacologico

inquinamento da farmaci

Sono milioni le dosi di medicinali che ogni anno vengono prescritte nel mondo, senza contare gli antibiotici somministrati ai capi di bestiame dall’industria zootecnica. L’inquinamento da farmaci è diventato un problema internazionale, colpisce le riserve idriche del Pianeta favorendo lo sviluppo di batteri immuni agli antibiotici e mette seriamente a rischio la salute umana.

Fiumi e laghi, in particolare d’Europa, si arricchiscono di principi farmacologicamente attivi, dalle penicilline ai farmaci cardiovascolari, dagli anticolesterolici agli antidepressivi e così via. Bovini, ovini e altre specie d’allevamento intensivo vengono letteralmente imbottiti di sostanze farmacologiche per accelerarne la crescita e la resistenza a virus e batteri, finendo poi sulle nostre tavole.

Particolarmente rischiosa per l’uomo la presenza di sostanze farmacologiche mescolate tra loro nelle acque. Concentrazioni elevate di questi ‘farma-cocktail’ possono avere effetti tossici sulla proliferazione cellulare.

La soluzione? sembra arrivare dalla Svezia dove è stato predisposto un modello di classificazione ecotossicologica dei farmaci. Azione terapeutica e valutazione dei rischi ambientali legati all’utilizzo vengono presentati parallelamente, dando la possibilità al medico di prescrivere la medicina più green. Sicuramente la soluzione più ovvia resta quella di ridurre il consumo.

Plastica

Great Pacific Garbage Patch

La Great Pacific Garbage Patch, l’enorme isola di plastica nell’Oceano Pacifico, 3.5 milioni di tonnellate, ha una copia gemella nell’Oceano Atlantico. Pensate che le due “sorelline” sommate raggiungo le dimensioni dell’Europa.

Un continente galleggiante di PVC, bisfenolo A e altre sostanze tossiche e cancerogene che non sparirà prima di centinaia di migliaia di anni. E questo è solo l’aspetto più evidente dell’intera questione.

Le componenti tossiche della plastica possono interferire con importanti processi biologici umani che sono alla base dello sviluppo e della riproduzione, alterano le funzionalità endocrine, favoriscono patologie come il diabete e sono legate all’insorgenza di numerose malattie cardiovascolari.

Il fenomeno delle Great Garbage Patch è solo la punta dell’iceberg, problema denunciato recentemente dall’incredibile traversata oceanica di David de Rothschild a bordo del catamarano Plastiki, imbarcazione realizzata dal recupero di 12.500 bottiglie di plastica.

Acque reflue contaminate

acque reflue

Il fenomeno colpisce principalmente le popolazioni dei paesi in via di sviluppo dove gli impianti di depurazione delle acque sono inefficaci o totalmente assenti. In America Latina, per esempio, solo il 15% delle acque reflue viene trattato, mentre nell’Africa sub sahariana la percentuale è pari allo zero.

Le acque di scolo non depurate sono una delle principali cause di malattie per intere comunità locali. Tifo, colera, dissenteria, gastroenteriti e malaria causano ogni anno 5 milioni di morti. Quasi metà della popolazione africana non ha accesso all’acqua potabile mentre in SudAmerica il 60% dei soggetti più indigenti si concentra proprio in quelle zone dove l’acqua è inquinata.

L’acqua contaminata raggiunge le falde acquifere aumentando il rischio per la salute. Bromodiclorometano, tetracloroetilene e poi ancora metalli pesanti come piombo, mercurio e cadmio si accumulano nell’organismo con un’azione tossica anche a basse concentrazioni. (Foto: Daniel Berehulak)

Avvelenamento da piombo

piombo

Detto anche saturnismo, l’avvelenamento da piombo può avvenire per via cutanea, inalazione o ingestione. Altamente tossico, il piombo è nocivo per la maggior parte degli organi, inclusi cuore, reni, sistema nervoso, apparato riproduttivo, ossa e intestino.

Uno studio dell’Harvard School of Public Health in collaborazione con la University of Michigan School of Public Health, ha dimostrato che gli individui esposti all’inquinamento da piombo hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari. Il piombo, infatti, tende ad accumularsi nelle ossa per poi colpire il cuore dopo anni dalla prima esposizione all’agente tossico.

Piombo metallico e ossido di piombo vengono impiegati nella costruzione di accumulatori elettrici, mentre altri importanti usi si hanno nell’industria chimica, elettrica, nell’edilizia ed è anche un componente di molte leghe a basso punto di fusione usate nei sistemi antincendio. Per le sue proprietà stabilizzanti, garanzia di asciugatura rapida e tenuta, il piombo è stato mescolato nelle comuni vernici fino alla fine degli anni ’70.

Oggi la situazione è cambiata ma il rischio, in particolare per chi lavora a diretto contatto con questo metallo pesante quasi ogni giorno, rimane. Pensate, ad esempio, agli impianti industriali dove vengono prodotte batterie piombo-acido. (Foto: National Institute for Occupational Safety and Health)

Inquinamento agricolo

inquinamento agricolo

Pesticidi, composti chimici e concimi non trattati rientrano fra le peggiori calamità per l’ambiente. Essendo idrosolubili, queste sostanze penetrano in profondità nel terreno raggiungendo falde e acque sotterranee per poi contaminare il rifornimento idrico di paesi e città.

Non solo, lo scarico di fertilizzanti chimici in fiumi, laghi e mari causa il fenomeno dell’eutrofizzazione ovvero, un abnorme proliferazione di biomassa vegetale, alghe soprattutto, che vanno a eliminare tutto l’ossigeno a disposizione creando “zone morte”.

Numerose ricerche olandesi sulla contaminazione da agricoltura non sostenibile, attestano che più della metà delle terre agricole in Europa supera il limite di contaminazione stabilito dall’Unione europea.

L’Italia è uno dei paesi che impiega più pesticidi, arrivando a 175.000 tonnellate ovvero 3 Kg per abitante. Ironia della sorte, solo una piccolissima parte di queste sostanze raggiunge il bersaglio, tutto il resto va a colpire l’ambiente e gli individui, primi fra tutti gli operatori di settore.

L’uso dei pesticidi in agricoltura danneggia solo lo 0.1% della popolazione di piante infestanti e parassiti che, per rispondere alla minaccia stanno sviluppando sistemi sempre più resistenti agli agenti tossici. Aumenta, invece, la percentuale di individui che si ammalano a causa delle sostanze velenose ingerite con frutta e verdura coltivata a suon di fertilizzanti chimici e pesticidi.

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