il lastrone di ghiaccio di Pine Island, in Antartide, si sta squarciando, avendo perso circa un quinto della sua area dal 2017 al 2020
Un’altra allerta, l’ennesima: il lastrone di ghiaccio di Pine Island, in Antartide, si sta squarciando, avendo perso circa un quinto della sua area dal 2017 al 2020. Il lavoro, condotto dall’Università di Washington e dal British Antarctic Survey, ha raccolto immagini dell’ESA e diffuso un impressionante video in timelapse che mostra quello che stiamo facendo al Pianeta.
I ricercatori hanno raccolto immagini provenienti dai satelliti Copernicus Sentinel-1 gestiti dall’Agenzia spaziale europea (ESA) per conto dell’UE, incorporandole poi in un video timelapse molto preoccupante. Per la maggior parte dei primi due anni, il satellite ha acquisito immagini ad alta risoluzione ogni 12 giorni; poi per più di tre anni ha catturato immagini della piattaforma di ghiaccio ogni 6.
Il lastrone di Pine Island è importante perché aiuta a trattenere un ghiacciaio relativamente instabile dell’Antartide occidentale, che, “libero” da questo suo contrafforte, può scorrere più rapidamente verso il basso in direzione oceano, contribuendo all’innalzamento del livello dei mari.
Potremmo non avere il lusso di aspettare lenti cambiamenti a Pine Island – spiega Ian Joughin, primo autore della ricerca – le cose potrebbero effettivamente andare molto più velocemente del previsto. I processi che stavamo studiando in questa regione stavano portando a un collasso irreversibile, ma a un ritmo abbastanza misurato. Le cose potrebbero essere molto più brusche se perdiamo il resto di quella piattaforma di ghiaccio.
Il ghiacciaio di Pine Island contiene infatti circa 180 trilioni di tonnellate di ghiaccio, equivalenti a 0,5 metri, di innalzamento globale del livello del mare ed è già responsabile di gran parte del contributo dell’Antartide a questo pericoloso fenomeno, causandone circa un sesto di millimetro di mare ogni anno, a un tasso destinato ad aumentare.
Se questo e il vicino ghiacciaio Thwaites accelerassero il loro scioglimento e fluissero completamente nell’oceano lasciando la loro presa sulla più grande calotta glaciale dell’Antartide occidentale, i mari globali potrebbero alzarsi di diversi metri nei prossimi secoli.
Questi ghiacciai hanno attirato l’attenzione negli ultimi decenni poiché le loro piattaforme si sono assottigliate a causa delle correnti oceaniche più calde che hanno sciolto la parte inferiore del ghiaccio. Negli anni ‘90 al 2009, il movimento del ghiacciaio di Pine Island verso il mare si è accelerato da 2,5 chilometri all’anno a 4 chilometri all’anno e tale velocità si è poi stabilizzata per quasi un decennio.
Ma i risultati mostrano che quello che è successo più di recente è un processo diverso, legato alle forze interne sul ghiacciaio.
Dal 2017 al 2020, infatti, la piattaforma di ghiaccio di Pine Island ha perso un quinto della sua area (si parla del 12% di perdite solo tra il 2017 e il 2020), scoprendo che i recenti cambiamenti sulla piattaforma di ghiaccio non sono stati causati da processi direttamente correlati allo scioglimento degli oceani.
Sembra che la piattaforma di ghiaccio si stia lacerando a causa dell’accelerazione del ghiacciaio nell’ultima decade
spiega Joughin.
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I recenti cambiamenti di velocità non sono dovuti all’assottigliamento causato dalla fusione – continua il ricercatore – ma alla perdita della parte esterna della piattaforma di ghiaccio. L’accelerazione del ghiacciaio non è catastrofica ancora, ma se il resto di quella piattaforma di ghiaccio si rompe e cede del tutto, questo ghiacciaio potrebbe accelerare parecchio.
I ricercatori non sono sicuri, fortunatamente, che il lastrone continuerà a sgretolarsi. Altri fattori, infatti, potrebbero entrare in gioco, come la pendenza del terreno al di sotto. Ma questi risultati cambiano la prospettiva temporale futura degli eventi.
La perdita della piattaforma di ghiaccio di Pine Island potrebbe verificarsi nel prossimo decennio o due, al contrario del cambiamento del sottosuolo causato dallo scioglimento che si verificherà in oltre 100 anni – spiega Pierre Dutrieux, coautore dello studio – Quindi è un cambiamento potenzialmente molto più rapido e brusco.
Gli studi dimostrano chiaramente che il ghiacciaio è rimasto relativamente stabile per alcune migliaia di anni, mentre le fratture sono avvenute approssimativamente nella stessa posizione fino al 2017, per poi peggiorare successivamente ogni anno fino al 2020”.
Non possiamo lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Dobbiamo agire ora.
Il lavoro, finanziato dalla National Science Foundation degli Stati Uniti, dalla NASA e dal Natural Environment Research Council del Regno Unito, è stato pubblicato Science Advances.
Fonti di riferimento: Università di Washington / Science Advances
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