Un tempo era il più grande specchio d’acqua interno del mondo, col tempo è scomparso diventando un deserto. La distruzione del Lago d’Aral è considerata come uno degli scempi più gravi avvenuti per mano dell’uomo, ma forse c'è ancora speranza.
Un tempo era il più grande specchio d’acqua interno del mondo, col tempo è scomparso diventando un deserto. La distruzione del Lago d’Aral è considerata come uno degli scempi più gravi avvenuti per mano dell’uomo, ma forse c’è ancora speranza.
Nella frontiera tra l’Uzbekistan e il Kazakistan un tempo, c’era il lago d’Aral, un lago salato di origine oceanica, il quarto del Pianeta per superficie. Oggi al suo posto c’è un deserto con al centro navi arrugginite.
Come spiega il World Resources Institutes, dal 1960, infatti, si è ridotto del 75% e dei suoi 68mila chilometri quadrati rimangono poco più del 10%.
Tutto il resto dell’acqua è in buona parte prosciugato. Quel paradiso di isole e isolette alimentato da due fiumi, l’Amu Darya e il Syr Darya, in grado di sostentare anche Tagikistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Afghanistan, non è più tale.
Decenni di sfruttamento ne hanno ridotto le dimensioni, ma tuttavia qualche speranza esiste ancora. Il governo del Kazakistan, da tempo ha avviato un progetto per salvare la parte occidentale del Lago d’Aral, ovvero quella che attraversa i villaggi.
Nel 2005, è stata costruita una diga che separa le acque a nord del lago dal quelle del sud aumentando contemporaneamente l’affluenza del fiume Syr Darya e i risultati iniziano a vedersi.
Nella regione di Kyzylorda, ad esempio, la pesca si è quintuplicata e la linea costiera è avanzata di 20 chilometri. Certo siamo lontani dagli antichi splendori, ma il ritorno alla pesca commerciale ha creato occupazione e quindi rinascita del territorio.
Una speranza rafforzata dagli alberi di Saxaul.
In un minuscolo villaggio agricolo, Aralkum, vive da sempre Bakhyt Kirbasov, un agricoltore che ha lottato per contenere il deserto per anni. Stanco di vedere le case coperte dalla sabbia delle dune, e non volendo più spostarsi, ha iniziato a piantare alberi di saxaul resistenti alla siccità intorno alla sua casa. Gli alberi si radicano facilmente, formando una barriera per tenere lontane le sabbie.
Lago d’Aral: perché è scomparso?
Ogni anno, la Nasa monitora il Lago d’Aral, mostrando immagini sempre più allarmanti. Perché un lago così grande è quasi scomparso in meno di cinquant’anni? Durante la guerra fredda, per incrementare la produzione di cotone, il regime sovietico attua un progetto di deviazione dei due fiumi che si immettevano nel lago tramite l’uso di canali.
Ma mentre tutta l’acqua serviva per irrigare i campi, senza fiumi che lo alimentavano, il lago d’Aral si è quasi del tutto prosciugato, diventando un deserto di sabbia tossica incorniciato da carcasse di navi.
Il terreno è altamente inquinato dai diserbanti e pesticidi che vennero utilizzati nelle piantagioni di cotone e c’è chi ipotizza che la densità di inquinati sia la più alta in assoluto.
D’altronde, il lago d’Aral per tanto tempo non ha avuto emissari, per cui tutte le sostanze tossiche si sono accumulate nella sabbia con conseguenti danni al terreno e agli animali. Ma non solo, l’inquinamento colpisce anche la popolazione perché le polveri sottili sollevate dal vento arrivano in tutta la regione colpendo gli abitanti.
Purtroppo il lago d’Aral non è l’unico che sta scomparendo:
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Di fatto, come riportato nel dossier Solosiberia, negli ultimi anni, è stato registrato un aumento di malattie come cancro, tubercolosi, problemi respiratori e immunologici.Un disastro ambientale, dunque, che ha ripercussioni altissime, senza tralasciare che nelle piantagioni di cotone continua ad esserci lavoro minorile.
Dominella Trunfio