La Commissione Europea ha deciso di finanziare la Cina con 50 milioni di euro per contribuire ad un progetto di applicazione della tecnologia di CCS ovvero Co2 Caputure and Storage, cioè la cattura del carbonio e suo confinamento in siti opportuni.
Le centrali elettriche a carbone, si sa, producono una quantità insostenibile di anidride carbonica. E purtroppo nel mondo sono ancora tante quelle in funzione. Se però, in attesa che nuove fonti di energia pulita rappresentino una valida alternativa, perché non provare a limitare i danni cercando di catturare e sequestrare la CO2 generata in eccesso?
È con questo presupposto che la Commissione Europea ha deciso di finanziare la Cina con 50 milioni di euro per contribuire ad un progetto di applicazione della tecnologia di CCS ovvero Co2 Capture and Storage, cioè la cattura del carbonio e suo confinamento in siti opportuni.
La Cina è, come visto, il più grande produttore al mondo di CO2 con il 70% dell’energia ricavata da fonti fossili e i fondi europei serviranno ad avviare i lavori per la costruzione di una centrale elettrica dotata di un impianto di CCS il cui costo è stimato tra i 300 e i 500 milioni di euro.
“Abbiamo agito per istituire il quadro normativo e gli incentivi necessari a facilitare la dimostrazione della CCS in Europa – ha dichiarato il commissario per l’Ambiente Stavros Dimas – e ora manteniamo le nostre promesse in Cina. È essenziale che i paesi sviluppati, cosi’ come i paesi in via di sviluppo, agiscano per assicurare che il riscaldamento del pianeta sia mantenuto al di sotto della soglia dei 2C”.
Il progetto cinese rientra in un più ampio programma di finanziamento varato dall’Unione Europea la quale ha destinato 1 miliardo e 50 milioni di euro per sostenere 12 progetti dimostrativi su larga scala con lo scopo di collaudare e perfezionare “sul campo” le varie tecniche di CCS. Tra questi ne è previsto anche uno in Italia nell’alto adriatico. A installarlo ci penserà Enel che su questo fronte svolge importanti attività di ricerca e progettazione, come del resto Eni che da anni partecipa al Consorzio internazionale “CO2 Capture Project“.
La possibilità concreta di confinare nel sottosuolo in modo efficace e sicuro l’anidride carbonica in eccesso rappresenta un’opzione necessaria per contribuire a incrementare la sostenibilita’ delle attivita’ di produzione energetica in termini di effetti su clima e ambiente.