La Repubblica Ceca taglia gli incentivi al fotovoltaico

Mentre in Italia siamo ancora in attesa della Conferenza Unificata Stato-Regioni che dovrà pronunciarsi in merito alle riduzioni delle tariffe incentivanti previste per l'anno 2011, con tutte le polemiche sul Conto Energia 2011 di cui vi abbiamo dato conto, in altri Paesi la riduzione delle tariffe incentivanti viene decisa proprio in queste ore. E' il caso della Repubblica Ceca dove uno dei due rami del parlamento, la Camera bassa, ha già approvato ( con 169 voti favorevoli su 200 ) il disegno di legge che prevede tagli alle tariffe incentivanti ed ai premi per i produttori di energia elettrica da fotovoltaico.

Mentre in Italia siamo ancora in attesa della Conferenza Unificata Stato-Regioni che dovrà pronunciarsi in merito alle riduzioni delle tariffe incentivanti previste per l’anno 2011, con tutte le polemiche sul Conto Energia 2011 di cui vi abbiamo dato conto, in altri Paesi la riduzione delle tariffe incentivanti viene decisa proprio in queste ore.   È il caso della Repubblica Ceca dove uno dei due rami del parlamento, la Camera bassa, ha già approvato ( con 169 voti favorevoli su 200 ) il disegno di legge che prevede  tagli alle tariffe incentivanti ed ai premi per i produttori di energia elettrica da fotovoltaico
Adesso si dovrà attendere il pronunciamento anche dell’altro ramo del parlamento, ovvero del Senato, ma l’approvazione delle riduzioni appare scontata e dal 2011, dunque, in Repubblica Ceca gli incentivi per la produzione di energia elettrica da fotovoltaico saranno minori rispetto a quelli attualmente previsti per l’anno 2010. Può sembrare un paradosso, ma pare proprio che la decisione di ridurre gli incentivi al fotovoltaico sia dovuta al suo sviluppo esponenziale, un vero e proprio boom, incoraggiato anche da tariffe tra le più alte d’ Europa. I generosi incentivi consentiti in questi anni, infatti, hanno reso nel 2009 la  Repubblica Ceca il terzo più grande mercato europeo dell’energia solare, dietro a Germania e Italia.
Ma un così grande sviluppo rischia di creare degli squilibri pesanti nel mercato economico, rischia di aumentare il prezzo dell’energia elettrica per gli utenti finali ma, soprattutto, di far collassare la rete elettrica della Repubblica Ceca, evidentemente non proprio di ultima generazione, arrivata ormai al limite massimo di sopportazione. Continuare con il ritmo attuale di nuovi allacci di impianti fotovoltaici, ma anche eolici, potrebbe causare, infatti, seri danni alla rete di distribuzione elettrica, a quell’approvvigionamento energetico che, invece, il  fotovoltaico dovrebbe garantire con maggiore continuità, sicurezza e nel rispetto dell’ambiente.  A lanciare per prima l’allarme – recepito dal Parlamento – proprio Ceps, la società che gestisce la rete elettrica ceca che per prima ha giudicato ormai “insostenibile” lo sviluppo repentino delle fonti di energia rinnovabile nel Paese  senza un adeguamento delle infrastrutture elettriche. L’eccessiva produzione di energia fotovoltaica , infatti, potrebbe  mettere in crisi la rete di distribuzione: secondo la società, il numero dei progetti riguardanti impianti di energia rinnovabile (e in particolare delle autorizzazioni concesse per l’allaccio di centrali eoliche e fotovoltaiche) va oltre la misura ammissibile per la sicurezza e il funzionamento regolare della rete di trasmissione e per questo era già stata chiesta una sospensione delle pratiche di allaccio alla rete di nuovi  impianti fotovoltaici e di altri impianti da fonte di energia rinnovabile come gli impianti eolici.

Secondo le nuove regole presentate dal Governo della Repubblica Ceca, attualmente in fase di approvazione, a partire dal 2011 ci sarà una notevole diminuzione delle tariffe di acquisto della  dell’energia solare alle quali sono tenute le compagnie di distribuzione. La normativa, dunque,  prevede regole più rigide  per la determinazione delle tariffe incentivanti, attualmente tra le più convenienti in Europa per i proprietari di impianti fotovoltaici, ai quali adesso è  garantito un corrispettivo, per forniture alla rete, di 12,89 corone (circa mezzo euro) per chilowattora, indipendentemente dalle dimensioni dell’impianto. La nuova legge prevede che in futuro venga concessa all’Authority ceca per l’energia, l’Energeticky regulacni urad (Eru), la possibilità di ridurre le tariffe di acquisto della energia solare in misura più incisiva rispetto a quanto sinora previsto. Attualmente, infatti, sono previsti tagli non superiori al 5 per cento all’anno.  Una volta approvato, il provvedimento darà al soggetto regolatore (Eru) la facoltà di  ridurre il feed-in tariffs, il premio alla produzione di energia, quando accertato che il ritorno degli investimenti sia piuttosto veloce, ovvero scenda al di sotto di 11 anni.

In questi ultimi anni lo sviluppo del  fotovoltaico nella Repubblica Ceca ha assunto i contorni del “boom” e dimensioni di speculazione economica ritenuti non più accettabili da parte del Governo, in maniera quasi unanime, il tutto causato  dagli incentivi economici e dal concomitante ridursi del prezzo dei pannelli con ricadute, alla fine, negative per gli utenti finali svantaggiati da situazioni di eccessiva concentrazione di potentati economici e di riduzione della concorrenza. Certo è, tuttavia, che una riduzione drastica delle tariffe potrebbe mettere a rischio la crescita futura del settore e della green economy della Repubblica Ceca. Non sta a noi dare giudizi, soprattutto quando si tratta di politiche economiche di stati esteri che, inoltre, hanno abbracciato pienamente l’economia di mercato da poco tempo con tutte le distorisoni e le conseguenti fragilità . In questo caso, infatti,  si tratta di fare un difficile contemperamento tra esigenze opposte ma tutte, allo stesso modo, meritevoli di tutela: da un lato evitare che ci siano eccessive concentrazioni di potere economico e monopoli distorsivi della efficienza del mercato e, alla fine, dannosi per gli utenti finali svantaggiati da una minore concorrenza e da una minore trasparenza, con conseguente aumento dei prezzi.  Dall’altro lato la necessità di assicurare lo sviluppo di un settore in grado di portare molti posti di lavoro, i cosiddetti Green Jobs, nonché vantaggi per l’ambiente in termini di riduzione delle emissioni di CO2.

Non può , tuttavia, sfuggire l’ironia, (e lo diciamo guardando anche ad alcuni problemi che si sono verificati anche in Italia con le reti elettriche ma, fortunatamente, guardando anche ai meritevoli progetti delle smart grids e di ammodernamento della rete elettrica nazionale), presente nel far ricorso, in un primo momento, ad incentivi economici forse eccessivi e mal ponderai per poi, in un secondo tempo, affrettarsi a ridurli a causa delle inaspettate conseguenze  e dell’eccessivo sviluppo proprio di quel settore che si voleva incentivare, un settore caratterizzato da innovazione e ricerca tecnologica.  E, tuttavia, uno dei problemi principali a quello stesso sviluppo è proprio la vecchia e “tradizionale” rete elettrica del cui stato di conservazione nessuno si era preoccupato e che non era mai stata ammodernata. E sembra quasi che adesso voglia vendicarsi  per essere stata troppo a lungo trascurata e sottovalutata. Insomma, per dirla in breve, l’impressione è che la mano destra non sappia quel che fa la mano sinistra.

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Andrea Marchetti

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