Oggi dovrebbe essere il gran giorno di “Static Kill”, la fase preliminare dell'operazione con la quale Bp promette di chiudere definitivamente la falla del pozzo che da 105 giorni sta iniettando petrolio nei mari del Golfo del Messico e causando il più grave disastro ambientale di tutti i tempi.
Oggi dovrebbe essere il gran giorno di “Static Kill”, la fase preliminare dell’operazione con la quale Bp promette di chiudere definitivamente la falla del pozzo che da 105 giorni sta iniettando petrolio nei mari del Golfo del Messico e causando il più grave disastro ambientale di tutti i tempi.
Il condizionale è d’obbligo visto che il test doveva essere già effettuato ieri e che è stato rimandato di un giorno per via di un “problema idraulico”. In questa prima fase di Static Kill si tratterà di iniettare nel pozzo modeste quantità di petrolio per accertarsi che questo ritornui poi nel giacimento. Solo verificato ciò si potrà procedere con l’operazione vera e propria iniettando dapprima grossi quantitativi di fango e poi di cemento in modo da spingere giù il greggio e infine siggillarlo.
“Nelle fasi preparatorie finali – dice il vicepresidente di Bp, Kent Wells – del test, una piccola perdita idraulica è stata rilevata nel sistema di controllo del materiale da iniettare”. “Possiamo anticipare che il test di iniezione e, se possibile, la stessa chiusura del pozzo si svolgeranno martedì“, ha annunciato la compagnia petrolifera in un breve comunicato diramato ieri dopo che la Cnn aveva già annunciato il ritardo di un giorno.
Nel frattempo dalle autorità americane, in accordo con Bp, sono state comunicate le stima ufficiali dei danni causati dalla marea nera nel Golfo del Messico. Ormai non ci sono più dubbi che si tratti della più grande catastrofe petrolifera di sempre con quasi 5 milioni di barili di petrolio che si sono riversati nell’oceano dal 20 aprile al 15 luglio, giorno in cui è stato messo il tappo al pozzo, ovvero 780 milioni di litri di greggio.
In pratica secondo queste stime che assicurano stavolta con un margine di errore massimo del 10 %, si sono riversati in mare 53 mila barili di petrolio al giorno, tanti, troppi di più rispetto a quelle prime stime fornite dalla Bp che parlava, ricordiamolo, di perdite giornaliere tra i 1.000 e i 5.000 barili quotidiani.
Dei 4,9 milioni di barili complessivi dispersi in mare ne sono stati recuperati appena 800 mila barili – 127 milioni di litri – mentre il resto si è diffuso, è proprio il caso di dire, “a macchia d’olio” nelle acque del Golfo e in parte “sciolto” attraverso gli oltre 7 milioni di litri di solventi versati in mare sull’enorme chiazza nera che, secondo molti, avrebbero fatto più danni all’ecosistema che il petrolio stesso.
Prima dell’incidente della Deepwater Horizon, il triste primato delle peggiori catastrofi causate dalla petrolio risaliva, come abbiamo visto nella nostra nefasta classifica delle 10 maree nere della storia, escludendo la guerra in Iraq è quella della piattaforma petrolifera messicana Ixtoc I è impegnata in alcune operazioni di esplorazione proprio nel Golfo del Messico, a 600 miglia dalla costa del Texas dalla quale fuoriuscirono in totale 3,3 milioni di barili di petrolio.
“Non abbiamo mai avuto nella storia un disastro di queste proporzioni” ha detto Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida Sate University. “Temo che nell’ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita“.