La crisi climatica sta trasformando la Groenlandia nella diga più grande del mondo, producendo energia per autodistruggersi

L’accelerazione nella fusione della calotta glaciale, dovuta all’aumento delle temperature, sta generando un'enorme quantità di energia idroelettrica sotto forma di calore

Che i ghiacciai si stiano avviando precipitosamente verso la loro fine a causa della crisi climatica non è una novità, purtroppo. Ciò che ha sorpreso i ricercatori dell’Università inglese di Cambridge è il fatto che, da questo scioglimento, si generi (moltissima) energia.

La seconda calotta glaciale più grande del mondo, in Groenlandia, si sta sciogliendo ad un ritmo molto veloce, rilasciando nell’oceano enormi masse d’acqua. Questo movimento così massiccio di liquidi che si scontrano con la parte del ghiacciaio che ancora resiste, provoca energia sotto forma di calore in un processo simile a quello che avviene in prospicienza delle grandi dighe e utile per produrre energia idroelettrica.

In particolare, l’acqua che proviene dal ghiacciaio in scioglimento scroscia dalla superficie della calotta verso il fondale che si trova più in basso di un chilometro, generando una fonte di calore che, paradossalmente, contribuisce ad accelerare il fenomeno di scomparsa del ghiacciaio stesso. In pratica, a causa di questo fenomeno, è proprio la Groenlandia a contribuire maggiormente all’innalzamento dei livelli dei mari di tutto il mondo.

(Leggi anche: La Groenlandia rischia di sparire: il riscaldamento della calotta glaciale supera il punto di non ritorno)

In estate, quando le temperature e l’esposizione ai raggi del sole aumentano sulla calotta polare, si creano migliaia di fiumi e piccoli laghi, le cui acque defluiscono rapidamente verso i fondali della calotta attraverso crepe e spaccature che si formano nel ghiacciaio. I ricercatori inglesi (nell’ambito del progetto dell’Unione Europea RESPONDER) hanno studiato il percorso di questi corso d’acqua e i loro effetti sul ghiacciaio e sull’aumento delle temperature.

Quando studiamo lo scioglimento basale delle calotte glaciali e dei ghiacciai, osserviamo fonti di calore come l’attrito, l’energia geotermica, il calore latente rilasciato dove l’acqua si congela e le perdite di calore nel ghiaccio sopra – hanno spiegato i ricercatori. – Ma quello che non avevamo veramente guardato era il calore generato dall’acqua di disgelo. C’è molta energia gravitazionale immagazzinata nell’acqua che si forma in superficie e quando cade, l’energia deve andare da qualche parte.

Per misurare la velocità di fusione alla base della calotta, i ricercatori hanno utilizzato un dispositivo chiamato radio-ecoscandaglio, già usato in altri studi condotti sui ghiacci dell’Antartide. Si è osservato che tale velocità era in molti casi simile a quella registrata in superficie – con la differenza che la superficie è molto più esposta al calore dei raggi solari rispetto alla base.

Il calore che scioglie il ghiaccio alla base non è dato dal sole, bensì dall’energia generata dalla caduta di acqua proveniente dalla superficie, che precipitando accumula calore ed aumenta la propria temperatura. In pratica, più ghiaccio fonde in superficie, maggiore sarà la potenza della cascata e maggiore sarà il calore trasmetto alla base della calotta: con un’area di fusione che si espande fino a quasi un milione di chilometri quadrati in piena estate, la calotta glaciale della Groenlandia produce più energia idroelettrica delle dieci centrali idroelettriche più grandi del mondo messe insieme.

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Fonte: University of Cambridge

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