La COP28 sarà ospitata negli Emirati Arabi Uniti nel 2023 all’Expo City Dubai, il che già stride parecchio con ogni accenno ai diritti civili, figuriamoci con la sostenibilità ambientale. Eppure è così e la cosa ancora più bizzarra è che la Conferenza delle parti numero 28 sarà presieduta dall'amministratore delegato di una compagnia petrolifera
Si chiama Al-Jaber e sarà con ogni probabilità lui a presiedere la prossima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la COP28, che si terrà negli Emirati Arabi Uniti a dicembre 2023.
Dopo la già tanto polemizzata COP27 di Sharm El-Sheikh, dunque, che è in ogni caso riuscita a far creare un fondo “loss and damage” per pagare danni e perdite ai Paesi più colpiti dagli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici, ora un altro squarcio si apre nel fatidico mondo delle decisioni politiche. Perché?
Perché quello di Al-Jaber, o meglio Sultan bin Ahmed Al Jaber, non è un nome qualunque, ma quello di un sultano che è ad oggi ministro dell’Industria e delle Tecnologie negli Emirati Arabi Uniti e soprattutto amministratore delegato della compagnia petrolifera di Stato nella nazione mediorientale, la Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc).
Gli Emirati Arabi Uniti sono stati il primo paese della regione a ratificare l’Accordo di Parigi e ad annunciare un’iniziativa strategica per raggiungere Net Zero entro il 2050. Gli Emirati Arabi Uniti ospitano anche la sede dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, si affretta a precisare alle riunioni annuali del governo, ma qualcosa certamente non quadra.
Mentre ogni anno si cerca di trovare una soluzione attraverso queste mega conferenze dal chiaro sapore di inutilità, è chiaro che il mondo continua a guardare alle fossili e la scelta degli Emirati e di Al-Jaber non ne è che la conferma.
D’altronde, lui stesso aveva dichiarato un anno fa che:
Le discussioni durante la COP28, che si terrà negli Emirati Arabi Uniti nel 2023, dovrebbero includere il contributo di esperti di petrolio e gas perché il mondo non può staccare improvvisamente la spina dall’attuale sistema energetico.
Dunque questi sono i fatti: gli Emirati Arabi Uniti, il terzo produttore dell’Opec, ospitano la COP28 in un momento in cui il principale produttore di energia del Paese, proprio la Abu Dhabi National Oil Co, sta cercando di aumentare la sua capacità di produzione di petrolio a cinque milioni di barili al giorno entro il 2030 dai circa quattro milioni di barili al giorno di oggi.
Un bella pagella di tutto rispetto da presentare al Pianeta. Chapeau.
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