Quella di Juventina Villa Mojica è una morte annunciata. Aveva già subito l’uccisione del marito e due figli lo scorso anno. Ma lo scorso mercoledì una pioggia di proiettili ha investito anche lei e il figlio più grande in una zona montuosa dello stato messicano di Guerrero. A colpire è stata una banda armata composta da almeno 30 assalitori, mentre la figlioletta di 7 anni è rimasta miracolosamente illesa.
Quella di Juventina Villa Mojica è una morte annunciata. Aveva già subito l’uccisione del marito, di due figli e di oltre 25 membri della sua famiglia allargata a partire dallo scorso anno. Ma lo scorso mercoledì una pioggia di proiettili ha investito anche lei e il figlio più grande in una zona montuosa dello stato messicano di Guerrero. A colpire è stata una banda armata composta da almeno 30 assalitori, mentre la figlioletta di 7 anni è rimasta miracolosamente illesa.
Al momento dell’imboscata si trovava in viaggio nel sud del Messico per organizzare il trasferimento di 45 famiglie minacciate dai paramilitari. Ed era scortata da dieci poliziotti armati, visto che la situazione era già critica, che nulla hanno potuto contro la perfetta imboscata in un’area completamente isolata e la raffica di proiettili che l’hanno raggiunta. Per farla sparire per sempre. Per farla finalmente tacere. Perché Juventina Villa Mojica era diventata un personaggio troppo scomodo, che aveva più volte osato alzare la testa contro la criminalità organizzata.
Questa donna coraggio era infatti un’attivista ambientalista che si opponeva tenacemente alle gang dedite al narcotraffico, in difesa dei “campesinos” e della ricchezza della loro terra. Per questo aveva ricevuto più volte minacce di morte. Insieme a suo marito, Ruben Santana Alonso, aveva guidato, infatti, per più di 20 anni la resistenza di un gruppo di agricoltori nel villaggio di La Laguna, nel comune di Coyuca de Catalan, un’area sotto il controllo del cartello della droga, che vuole diffondere la marijuana e il papavero da oppio nei campi. Ed era a capo della Organización de Campesinos Ecologistas de la Sierra de Petatlán y Coyuca de Catalán.
“È una zona vergine con aree forestali ricche ma gli interessi dei narcotrafficanti stanno radendo al suolo gli alberi in modo che le foreste, una volta disboscate, possano lasciare posto a campi di droga“, ha spiegato Manuel Olivares Hernandez, segretario della rete dei gruppi per i diritti umani nello stato messicano di Guerrero. Le bande del narcotraffico hanno iniziato a prendere di mira Villa, suo marito e la sua famiglia dopo che l’attivista aveva impedito il taglio degli alberi in prossimità del loro villaggio, minacciandola costantemente fino a riuscire a ucciderla. Addio Juventina, donna audace e forte, che si è battuta per il bene della comunità e del mondo, pur consapevole che questo avrebbe potuto costare la vita.