Ispra: migliora la qualità delle acque. Ma il cemento divora le coste

La qualità delle acque di balneazione in piena estate, sta migliorando. Circa l'89,5% delle acque di quelle dei nostri mari è classificata come almeno sufficiente a livello microbiologico. Ma il cemento continua a divorare le coste. È quanto emerge dalla nuova edizione dell'Annuario dei dati ambientali Ispra

La qualità delle acque di balneazione in piena estate, sta migliorando. Circa l’89,5% delle acque di quelle dei nostri mari è classificata come almeno sufficiente a livello microbiologico. Ma il cemento continua a divorare le coste. È quanto emerge dalla nuova edizione dell’Annuario dei dati ambientali Ispra.

I nuovi numeri, resi noti oggi dall’Istituto superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, fanno ben sperare ma insieme alle buone notizie ci sono anche le cattive.

Emissioni inquinanti e qualità dell’aria. Nel 2014 in Italia i trasporti sono stati responsabili del 25,5% delle emissioni totali di gas serra. Inoltre, nel periodo compreso tra il 1990 e il 2014, le emissioni del settore (esclusi i trasporti internazionali) sono cresciute dell’1,4%.

Ma le polveri sottili continuano a preoccupare. Nel 2013, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato in circa la metà delle 63 aree urbane oggetto di analisi. I valori più elevati sono stati registrati nell’area padana e in alcune città del Centro, del Sud Italia e delle Isole.

ispraPM10

Per quanto riguarda il PM2,5, invece, la situazione sembra essere leggermente migliorata con un maggiore rispetto dello standard normativo, con 40 aree urbane su 48 in cui sono stati registrati livelli inferiori al valore obiettivo.

Male invece l’ozono. Il suo Obiettivo a Lungo a Termine (OLT) per la protezione della salute umana è stato superato nella gran parte delle aree urbane. Appena 5 su 56 sono risultate conformi.

Qualità dell’acqua e cemento selvaggio. Mare e i litorali presentano svariati problemi: ad esempio, nel 2014, l’alga tossica Ostreopsis cf. ovata è stata riscontrata in 10 regioni costiere. Inoltre, il 46% delle nostre coste basse, in 50 anni, dal 1950 al 1999, ha subito modifiche superiori a 25 metri. Tra il 2000 e 2007, il 37% dei litorali ha subito modifiche superiori a 5 metri.

Fiumi e laghi non stanno di certo meglio. I dati parziali sulle acque rivelano che il 60% dei fiumi e il 65% dei laghi (monitorati da 10 regioni e 2 province autonome, per un totale di 139 corpi idrici) si trovano in uno stato ecologico inferiore al “buono”.

C’è anche troppo cemento sulle nostre coste, visto che ben 675 km del litorale italiano, pari a circa l’8,2% del totale, sono stati resi artificiali in vari modi, ad esempio con opere di difesa costiera aderenti alla riva che occupano 414 chilometri di costa (62% del totale della costa artificializzata) e con opere portuali che occupano 252 km (37% del totale).

Inoltre, tra il 2000 e il 2007 altri 14,2 km di costa sono stati artificializzati, per la realizzazione di nuove opere portuali, che hanno interessato 12,1 km (+ 5,7% rispetto al 2000) e di opere di difesa, che hanno coinvolto 2,1 km (+0,5%).

Dissesto idrogeologico e alluvioni. Nel 2014 si sono verificati 211 eventi di frana importanti, che hanno causato 14 vittime e danni anche a strade e ferrovie. Tra le Regioni più colpite l’Ispra segnala Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. Secondo l’analisi, la popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 8.600.000 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media e circa 7100 le strutture scolastiche.

Natura e biodiversità. Neanche a dirlo, è l’uomo con le sue attività la principale minaccia. Attualmente sono cinque le cause principali di perdita di biodiversità: la distruzione e il degrado degli habitat, la frammentazione, l’introduzione di specie esotiche e il sovrasfruttamento delle risorse e delle specie. Il grafico che segue mostra lo stato dei vertebrati terrestri, esclusi gli uccelli. Non è da trascurare anche il bracconaggio.

ispra2015 vertebrati

Rifiuti. Nel 2013, la produzione nazionale di rifiuti urbani è stata di circa 29,6 milioni di tonnellate, in calo dell’1,3% dal 2012. Tale contrazione, insieme ai cali già registrati nel 2011 e nel 2012, porta a una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%).

Per quanto riguarda le aree geografiche, tra il 2012 e il 2013 c’è stata una riduzione pari all’1,7% sia al Centro sia al Sud e un calo dello 0,9% al Nord. In valore assoluto, il quantitativo di rifiuti urbani prodotti nel 2013 è pari a 13,6 milioni di tonnellate al Nord, 6,6 milioni di tonnellate al Centro e 9,4 milioni di tonnellate al Sud.

Buone notizie. Nel 2013, le superfici interessate da coltivazioni biologiche o in fase di conversione sono cresciute del 12,8% rispetto al 2011 arrivando a 1.317.177 ettari. L’agricoltura biologica interessa il 9,1% della Superficie agricola utilizzata. L’Italia è al quinto posto in Europa per superficie interessata da questo tipo di agricoltura sostenibile.

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Francesca Mancuso

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