2.500 dipendenti hanno lavorato a orario ridotto per 4 anni. E ora i risultati in termini di produttività e benessere si vedono tutti
Aumenta la produttività e combatte inquinamento ed emissioni di CO2: la settimana lavorativa di 4 giorni comincia ad essere apprezzata in sempre più numerosi Paesi. Dopo il Regno Unito e la Spagna, che ha lanciato un progetto pilota con cui ha proposto alle aziende di far lavorare i dipendenti soltanto quattro giorni invece di cinque per ridurre i casi di burnout, ora è la volta dell’Islanda.
Qui erano già state condotte due prove su larga scala su orari di lavoro più brevi dal 2015 al 2019, con i lavoratori che passati da 40 a 35 ore settimanali senza tagli salariali. Ora, un rapporto (condotto da Alda, Association for Democracy and Sustainability) ne ha esaminato i risultati e i ricercatori descrivono lo come un successo travolgente: più dell’1% della forza lavoro del Paese (circa 2500 lavoratori) ha partecipato al programma e tutti hanno riferito di un aumento della produttività e del benessere.
Non tutti i partecipanti hanno svolto lavori tradizionali dalle nove alle cinque, molti hanno anche fatto lavori con turni. La produttività è rimasta invariata o è aumentata e il benessere dei lavoratori è migliorato in modo significativo.
I risultati sono molto positivi. I lavoratori di tutti i tipi di settori del settore pubblico sono soddisfatti del loro equilibrio tra lavoro e vita privata, trascorrono più tempo con le loro famiglie, svolgono attività extra, ha detto il ricercatore Will Strong.
Quattro è meglio di cinque
La prima prova, effettuata tra il 2014 e il 2019 a Reykjavík, ha coinvolto operatori di assistenza all’infanzia e servizi, nonché personale nelle case di cura. La seconda, svolta tra il 2017 e il 2021, ha visto coinvolti dipendenti pubblici di più agenzie governative nazionali. I loro ruoli coprivano sia le tradizionali ore goirnaliere che i turni irregolari.
Secondo lo studio, il benessere dei lavoratori che hanno partecipato allo studio è migliorato notevolmente in base a una serie di indicatori. Non c’è stata perdita di produttività o qualità del servizio fornito. Le persone stavano producendo altrettanto lavoro, ma si sentivano molto meglio al riguardo.
Di fatto, i lavoratori sono stati incoraggiati a essere più efficienti riducendo i tempi delle riunioni, riorganizzando i propri orari e migliorando la comunicazione tra i reparti. I livelli percepiti di stress e burnout sono diminuiti in molti casi, tanto che i dipendenti hanno affermato di sentirsi più positivi e più felici anche mentre erano al lavoro.
I partecipanti hanno anche affermato che l’orario ridotto significava che potevano dedicare più tempo alla famiglia e alla socializzazione, il che in alcuni casi ha avuto un impatto anche sulle loro prestazioni lavorative. Molti hanno anche notato che il lavoro e la vita domestica erano in migliore armonia, riportando meno conflitti tra lavoro e vita domestica.
E ora? Non resta che passare dall’esperimento alla prassi vera e propria.
QUI trovate il rapporto completo.
Fonte: ALDA
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