Per ricordare la scomparsa del primo ghiacciaio che si è completamente sciolto in Islanda, è stata creata una lapide che riporta un triste pronostico.
I cambiamenti climatici ogni giorno provocano nuove tragedie e questa volta le foto della Nasa non lasciano dubbi, il primo a morire davvero è stato un ghiacciaio, il primo in Islanda sciolto a causa del riscaldamento globale.
Un evento talmente grave da non poter passare certo inosservato, a tal punto che i ricercatori della Rice University di Houston, l’autore Andri Snær Magnason e il geologo Oddur Sigurðsson, insieme ai membri della Icelandic Hiking Society, il 18 agosto si riuniranno per installare una lapide commemorativa in suo onore datata agosto 2019, che include una lettera rivolta ai posteri.
Il ghiacciaio in questione si chiamava Okjökull, localizzato a Borgarfjörður, e un secolo fa copriva 15 kmq di montagna, protagonista anche di un documentario del 2018, intitolato “Not Ok“, degli antropologi Rice, Cymene Howe e Dominic Boyer, nel quale si parla proprio della tragica situazione in corso specificando che, a parere degli scienziati, entro il 2200 l’Islanda potrebbe perdere oltre 400 ghiacciai.
Sulla targa del monumento è riportata una breve lettera rivolta alle generazioni future, accompagnata dalla cifra “415 ppm”, che si riferisce alla quantità di anidride carbonica registrata nel maggio 2019 nell’atmosfera, per non dimenticare:
“Ok è il primo ghiacciaio islandese a perdere il suo status di ghiacciaio. Nei prossimi 200 anni tutti i nostri ghiacciai potrebbero fare la stessa fine. Questo monumento serve a riconoscere che sappiamo cosa sta succedendo e sappiamo cosa deve essere fatto. Solo voi saprete se l’abbiamo fatto.”
I ghiacciai rappresentano delle riserve d’acqua dolce importantissime per il Pianeta Terra, per non parlare del loro valore culturale, e va da sé che il loro scioglimento potrebbe causare danni irreparabili per tutti. Ecco perché i ricercatori hanno deciso di creare un monumento per Ok, è un modo per attirare l’attenzione del pubblico su questo problema e indurre una riflessione urgente, prima che sia troppo tardi. E forse lo è già! A meno che non ci sia una riduzione immediata e drastica delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, come specificano i ricercatori.
E per quanto riguarda la scelta di realizzare addirittura un monumento per il ghiacciaio che non c’è più, ecco quanto dichiara Cymene Howe, professore associato di antropologia alla Rice University:
“Uno dei nostri colleghi islandesi ha detto molto saggiamente, i monumenti non sono per i morti, servono per vivere. Con questo memoriale, vogliamo sottolineare che spetta a noi, i vivi, rispondere collettivamente alla rapida perdita di ghiacciai e agli impatti in corso dovuti ai cambiamenti climatici. Per il ghiacciaio Ok è già troppo tardi; è ora quello che gli scienziati chiamano “ghiaccio morto”.
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Laura De Rosa
Fonte e Photo Credit: Rice e lavanguardia.com