Nessuno ha votato per il fracking: attiviste di Greenpeace interrompono il discorso della Truss per protestare contro l’inversione di rotta sul clima

Due attiviste di Greenpeace UK hanno fatto irruzione alla conferenza del partito della neopremier con uno striscione eloquente, denunciando il repentino cambio di azione del Governo

“Chi lo ha votato?” Gli attivisti di Greenpeace hanno fatto irruzione alla Conferenza del partito conservatore e rivolto questo interrogativo direttamente alla neopremier britannica Elisabeth Truss, accusandola di mandare in frantumi le promesse fatte in campagna elettorale, sostituendole con provvedimenti che danneggiano i lavoratori, il Paese e soprattutto l’ambiente. A partire da quello che autorizza il fracking, il controverso metodo di estrazione di gas e idrocarburi.

È accaduto poche ore fa, a Birmingham, durante la conferenza del partito conservatore di cui la premier è esponente. Mentre Truss esponeva i provvedimenti già messi in pratica in materia di politica economica, due esponenti di Greenpeace UK si sono alzate fra il pubblico presente in sala e hanno sollevato uno striscione giallo su cui era scritto “Who voted for This?”

Le due donne erano poco più di due settimane dopo la sua elezione Rebecca Newsom, capo degli affari pubblici di Greenpeace UK, e Ami McCarthy, responsabile delle politiche del movimento ambientalista. Gli altri delegati presenti alla conferenza hanno prontamente strappato lo striscione dalle loro mani, ma le due attiviste hanno tirato fuori un nuovo striscione identico al precedente.

Alla fine è stato necessario l’intervento delle guardie di sicurezza per scortare le donne fuori dalla sala e poi dall’edificio, dove erano assiepate decine di giornalisti ai quali le attiviste hanno rilasciato volentieri alcune dichiarazioni per spiegare il loro gesto estremo.

L’agire di Liz Truss nelle vesti di Primo Ministro cozzerebbe con le proposte politiche che il partito dei conservatori aveva avanzato in occasione delle elezioni del 2019: Greenpeace UK ha individuato infatti almeno sette punti protezione ambientale, azione per il clima, diritti dei lavoratori e lotta alla disuguaglianza in cui le azioni della neopremier non rispecchiano le promesse fatte in campagna elettorale.

Da qui la domanda: chi ha votato per queste cose? In un regime di democrazia, ci si aspetta che chi ha in mano il potere rispetti i punti programmatici che hanno convinto i cittadini durante la campagna elettorale, motivandoli a votarlo. Al contrario, Truss sembra rinnegare molti dei punti nell’agenda del suo partito.

Come abbiamo detto, ciò che le attiviste e il movimento tutto contestano in particolar modo alla premier è il suo esplicito appoggio alla pratica del fracking come risposta alla crisi energetica in atto: si tratta di un metodo di estrazione del gas che trivella il terreno e che rappresenta una minaccia per gli ecosistemi e per la nostra salute.

Questa tecnica, infatti, consiste nell’iniezione di grandi quantità di acqua, sabbia e sostanze chimiche ad altissima pressione all’interno di una formazione rocciosa contenente idrocarburi, con lo scopo di aumentarne la permeabilità per migliorare la produzione del petrolio o del gas dalla roccia stessa.

Oltre a inquinare le falde acquifere e distruggere ambienti naturali, vi sono numerosi studi che collegano la pratica del fracking a interferenze nel sistema endocrino e nell’apparato riproduttore, nonché all’insorgenza di gravi malattie come il cancro o la leucemia.

Nonostante questo, in uno dei suoi primi atti come Primo Ministro, Liz Truss si è impegnata a revocare il divieto di fracking in Inghilterra, con l’obiettivo di aprire l’accesso alle abbondanti risorse di gas naturale della Gran Bretagna a terra e svincolarsi così dalla dipendenza del gas estero.

who voted for this

@Greenpeace UK / Twitter

Come vi abbiamo già spiegato in questo articolo, Liz Truss è stata già ribattezzata Iron Lady (soprannome che fu dato alla prima Primo Ministro donna della storia britannica, Margareth Thatcher) per il pugno duro mostrato in favore della Brexit e del possibile uso delle armi nucleari, qualora si rendessero necessarie a proteggere il suo Paese dalle minacce russe.

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Fonti: Greenpeace UK / The Guardian

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