Roma è la città che inquina di più il Mediterraneo, l’allarme del WWF

L’ultimo report sullo stato di salute del nostro mare denuncia: tra le dieci città più inquinanti per la plastica sversata nel Mediterraneo, ben cinque sono italiane

Ogni anno sono quasi 230.000 le tonnellate di plastica che finiscono nel nostro Mar Mediterraneo: praticamente, è come se ogni giorno 500 container scaricassero il loro contenuto fra le onde del mare. È quanto emerge dal nuovo, drammatico report stilato dall’associazione ambientalista WWF sullo stato di salute delle acque del mare, che sarà presentato alla prossima assemblea ONU sull’Ambiente (in programma a Nairobi dal 28 febbraio al 2 marzo).

(Leggi anche: L’ONU annuncia la stesura di un trattato globale sull’inquinamento da plastica)

@ WWF

Il report sintetizza quasi 2.600 studi condotti negli ultimi anni sugli effetti dell’inquinamento da plastica negli oceani e nei mari di tutto il mondo, puntando i riflettori sull’impatto disastroso di questo materiale sugli ecosistemi marini e sulla sopravvivenza delle specie animali e vegetali che vivono negli oceani. Secondo gli studi, l’aumento della plastica nei mari previsto per i prossimi decenni vanificherà gli sforzi attuali volti a proteggere e aumentare la biodiversità – per questo è fondamentale agire adesso per ridurre la produzione e l’utilizzo della plastica nel mondo. Si pensi che il peso di tutta la plastica attualmente presente sul Pianeta è già il doppio di quello degli animali viventi!

Come abbiamo detto, la presenza di plastica nelle acque marine rappresenta una grave minaccia per gli animali che vivono in questi ecosistemi, che possono soffocare ingerendo pezzetti di plastica o rimanendo intrappolati nelle reti da pesca (si stima che fino al 90% degli uccelli marini e al 52% delle tartarughe ingerisca plastica accidentalmente), o ancora morire in conseguenza del rilascio di sostanze chimiche tossiche.

Il nostro continente è uno dei maggiori produttori di plastica al mondo (secondo solo alla Cina) e ogni anno in mare rilascia fra i 307 e i 925 milioni di rifiuti in mare aperto – l’82% di questi è plastica, principalmente bottiglie, buste e sacchetti, imballaggi e prodotti monouso. Ciò è dovuto ad una scorretta gestione dei rifiuti nelle aree costiere, che peggiora in concomitanza con la stagione estiva e con il turismo balneare. Ma non è solo questo: anche le attività di acquacoltura e pesca intensiva praticate nel Mar Mediterraneo contribuiscono all’ingrossamento del “mare” di rifiuti plastici attraverso la dispersione di reti da pesca, cassette per il trasporto del pesce e altri imballaggi.

Più della metà di tutta la plastica presente nel bacino del Mediterraneo proviene da tre Paesi: Egitto (32%), Italia (15%) e Turchia (10%). Il nostro Paese ha grandi responsabilità nei confronti dell’inquinamento del Mediterraneo, poiché tra le dieci città più inquinanti del bacino mediterraneo cinque sono italiane: Roma detiene il primato assoluto, seguita da Milano, Torino, Palermo e Genova.

Tutti i dati suggeriscono che la contaminazione da plastica dell’oceano sia irreversibile – commenta Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità per WWF Italia. – Agire a monte dell’inquinamento da plastica è molto più efficace che ripulire in seguito. Solo agendo ora all’unisono i governi, il mondo produttivo e la società potranno limitare la crisi planetaria della plastica.

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Fonte: WWF

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